The Darkest Star, "ti ho mai detto che sei...bellissimo?"... "..e io ti ho mai detto che ti voglio?"

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*Darkest*
view post Posted on 20/8/2010, 21:15




Questa è la mia prima fanfiction in assoluto...quindi è un primo esperimento XD commentate, commentate e commentate! se fa schifo non esitate a dirlo insomma! XD :)

PREMESSA: inizialmente vi sembrerà di leggere una fanfic non-slash e vi chiederete "ma perchè diamine l'ha postata qui?!"... XD ma poi... :P

Un paio di precisazioni prima di cominciare. Ho dovuto apportare, ai fini della storia, qualche piccola modifica alla realtà…consentitemelo. XD
- Peter nella realtà subentra dopo Chriss. Nell’Ultra Launch Party non c’è. In quel piccolo tour, al fianco di Fletch alle tastiere, se non sbaglio ci fu Dave Clayton. Ma io, perchè mi sta simpatico, l’ho fatto subentrare da lì. XD
-come detto, la storia si svolge subito dopo le date (che in questa storia non sono precisate ma ho fatto finta che fossero un po’ di più) del brevissimo “tour” di Ultra, quindi nel 1997. il singolo in circolazione per le radio è It's no good. Dave e Martin hanno rispettivamente 35 e 36 anni e sono incredibilmente belli. XD Dave ha un look “dark” con capelli lunghi fino quasi alle spalle, pizzetto, una leggera matita agli occhi. Mart ha la sua cresta riccioluta, le magliette trasparenti “vedo non vedo” e il suo meraviglioso viso da angelo. Può bastare? XD
- Martin nella realtà si è sposato con Suzanne Boisvert nel 1994. cancellate questo avvenimento. XD ho messo in conto che sia Dave, uscito da qualche tempo dal divorzio con la sua seconda moglie, che Martin, non ancora sposato, fossero single in quel momento.
-La protagonista femminile della storia, Violante, ha 27 anni, anche se sembra molto più giovane.
Mi scuso per ogni eventuale incongruenza con la realtà che non ho segnalato...Credo sia tutto…si può cominciare con la prima puntata! XD Buona lettura!


THE DARKEST STAR

“Just can’t get enough!! I Just can’t get enough!! I Just can’t get enough!!...” cantava a squarciagola il pubblico del Fila Forum di Milano. Era una calda, caldissima notte di giugno; l’aria si tagliava a fette vista l’altissima percentuale di umidità. In quella bolgia quasi infernale, gente che urlava, gente che ballava quasi impazzita, gente che sveniva e veniva tristemente portata via. Ma nulla, neanche il più torrido dei climi, poteva fermare l’inarrestabile macchina crea-emozioni dei Depeche Mode. Soprattutto Dave Gahan, frontman della band, quella sera era in gran forma. Capelli corvini e lunghi che gli coprivano interamente la nuca, smalto nero alle mani, leggerissima matita agli occhi. Corpo snello avvolto in una canotta bianca ed un paio di pantaloni di pelle scura. Grinta da leone. Il pubblico era totalmente ipnotizzato, quasi ammaliato dalle sue sensuali movenze e dalla sua voce corposa. Martin schitarrava alla grande come sempre. E la sua voce d’angelo, ogni qual volta decantava le gioie, le sofferenze, ed i piaceri della vita attraverso i versi poetici delle sue canzoni, quella sera faceva tremare anche l’anima del più insensibile dei burberi. Fletch svolgeva con entusiasmo come in ogni live il suo dovere, e guardava pieno d’orgoglio, quasi commosso, tutto quello che, nonostante tutto, erano riusciti a creare in quasi 20 anni di onorata carriera. Peter e Chris, i due nuovi arrivati, accompagnavano magnificamente il tutto. Spece Chris, che con Dave aveva un ottimo feeling: entrambi erano appassionati di Blues-Rock e Rock’n Roll ed avevano trovato una particolare intesa sin da subito. Erano subentrati relativamente da poco, ma si erano già ampiamente dimostrati molto capaci ed estrosi come musicisti, e delle splendide persone con le quali i Depeche ci misero davvero poco a stringere amicizia ed a prendere confidenza.
La scaletta volge al termine con Waiting for the night, ma il pubblico è insaziabile, e non ne ha affatto abbastanza.
D: grazie!!!buonanotte a tutti, vi amiamo!
Pubb.:NOOOOOOOOOO!!!!!!DE-PECHE-MODE!!!DE-PECHE-MODE!!!...
Dave sorride maliziosamente...si avvicina al limite del palco, quasi da poterlo toccare, e si inginocchia davanti al suo pubblico, estremamente felice di essere tornato ad essere il “loro” Dave. Passa qualche secondo a scrutare tutta la prima fila in delirio, compiaciuto. Ma ad un tratto la sua attenzione è catturata letteralmente da una persona sola. Una giovane ragazza dai teneri e grandi occhi azzuri, che lo guardava immobile, pietrificata, quasi impaurita. Le persone dietro di lei la spingevano, quasi la schiacciavano, per poter arrivare anche per un solo istante a toccare Dave. Ma lei era impassibile. Le braccia portate all’altezza del petto come a volersi proteggere, gli occhi talmente lucidi che parevano rendere ancora più limpido l’azzurro intenso dei suoi iridi. Si guardarono per qualche secondo. Un brivido percorse la tatuata schena del front man. Era una sensazione davvero strana…in quei pochi istanti Dave pensò “non avevo mai visto, in tutta la mia carriera, un’espressione del genere ad un nostro live…perché?”. Poi si alzo, ed inizialmente un pò interdetto, tornò a quello che stava facendo.
D: non ne avete davvero abbastanza?! Voi italiani siete davvero insiaziabili!
Dopo un consulto coi suoi colleghi, è deciso. Ancora una canzone.
D: solo perché siete voi…vi amo Italia!questa è per voi!
Chriss batte 4 volte il piatto, parte con un ritmo…un ritmo che il pubblico, ancora un po’ incredulo, nei primi istanti stenta a riconoscere…ma basta che Martin imbracci la sua Les Paul e parta con un inconfondibile riff, e tutti capiscono. È Useless la canzone designata ad essere il culmine di una serata ricca di emozioni. Il concerto finisce, stavolta davvero. I Depeche Mode, ufficiali e non, salutano felici il loro pubblico italiano, tra i più devoti e calorosi in tutto il mondo. Non a caso i nostri eterni ragazzotti post-punk amavano davvero venire nel Bel Paese. Fletch sbavava per la cucina italiana: bastava presentargli una pizza italiana fumante e cedeva inerme a quasiasi richiesta. Martin andava letteralmente scemo per l’Italia artistica; in particolar modo, il nostro poeta riccioluto adorava Venezia e i suoi romantici paesaggi sull’acqua. Non si risparmiava mai una puntatina lì ogni votla che capitava da quelle parti. E Dave, come nessuno si sarebbe mai aspettato (naturalmente sto facendo dello spirito, chi è che da Dave non si aspetta una cosa del genere? :P), di quel meraviglioso paese che è l’Italia ammirava le magnifiche fanciulle: creature incredibilmente sensuali dallo sguardo ammaliatore, e tanto formose quanto calde e fascinose. Così le definiva.
I nostri, finito il concerto, cenarono con una bella pizza (richiesta ed offerta dal generoso Fletch) tutti insieme nella Hole del loro albergo milanese, esclusivamente riservata ai Depeche e al loro staff. Tutti erano in festa. Era l’ultima data del piccolo tour. Le date erano state veramente poche, soprattutto in Europa, ma avevano avuto un grandissimo successo. Si era appena concluso un capitolo pesante per tutti…Alan li aveva lasciati; Dave si era appena disintossicato del tutto e stava affrontando i postumi del suo divorzio; Martin era uscito dal tunnel dell’alcohol, e le crisi epilettiche si ripresentavano sempre più raramente; Fletch aveva tirato fuori le palle, ed aveva messo a tacere quella depressione che lo stava portando troppo a largo. Dopo cena Martin imbracciò una classica, e insieme ai responsabili e dipendenti dell’albergo, invitati a festeggiare con loro, si dilettò in un repertorio di canzoni italiane. Fletch, un po’ brillo, prese a braccetto una cameriera e si tuffò in una goffa tarantella. O almeno ci provò. Tutti ridevano di gusto; Chriss cadde addirittura dalla poltrona e piegato in due per terra continuò a ridere.
Fletch, una volta data prova di essere un pessimo ballerino, paunazzo in volto con la voce ancora un po’ soffocata dalla risata, dichiarò “maledetti italiani, cucinate troppo bene e fate un vino magnifico! Mandate nel pallone la gente! Non saprei se santificarvi o crocifiggervi!”. Tutti passavano una magnifica serata all’insegna del divertimento. Tutti tranne Dave. Se ne stava nella grande terrazza dell’albergo, dalla quale poteva vedere le luci di tutta Milano, e stare solo con i suoi pensieri. Si stava consumando. Ognitanto volgeva lo sguardo alla sala dove i suoi amici si divertivano, e pensava “ma perché diamine sono qui come un cretino?!”. Ma ogni volta che tentava di fare un passo verso lo svago, quegli occhi gli tornavano prepotentemente in mente. Quell’espressione, quella sensazione lungo la schiena. Quei pochi istanti si erano fissati nella sua mente come un paletto ficcato nella terra. O almeno gli pareva di provare lo stesso dolore che prova la terra ogni qual volta le viene ficcato un paletto da qualche parte. Ogni votla che pensava a quegli occhi provava un senso di vuoto intorno, non esisteva più niente. Il cuore prendeva a battere molto più velocemente. Quel brivido lungo la schiena si propagava per tutto il corpo. Dave si accasciò nella sedia sulla quale era seduto. si portò le mani all’altezza del viso, le posò su quest’ultimo. Poi le portò indietro facendole scorrere lungo i capelli, fino alla nuca. Un gesto che aveva fatto milioni di volte nella sua vita, non badava più al perché lo facesse. Ma quella votla era diversa, sapeva che ogni minima mossa avrebbe fatto quella sera l’avrebbe ricordata. Perché quella sera c’era un motivo per coprirsi il volto con le mani. Per portarle dietro la nuca dopo averle passate tra gli scuri capelli.
D: quegli occhi…maledizione…
Solo questo riuscì a dire Dave, per tutto il tempo che stette in terrazza…con un filo di voce. Non poteva farsi sentire. Avrebbe voluto urlare, ma nessuno doveva capire cosa gli stava succedendo. Per nessun motivo.
La festa proseguiva, e dopo la millemillesima canzone suonata, Martin, ancora ridacchiando per le uscite poco consone ad un gentleman inglese come Fletch, ebbe un pensiero tanto veloce quanto stroncante. Smise di ridere. Si guardò intorno, prima a destra, poi a sinistra. Poggiò la chitarra sull’apposito sostegno, si avvicinò alla prima persona del gruppo che vide, in questo caso Peter.
M: Peter hai per caso visto Dave?non lo vedo in giro da quando abbiamo mangiato…
Peter, che stava parlando amabilmente con un giovane cameriere aspirante pianista, interruppe ciò che stava facendo e rispose a Martin.
P: ah ciao Mart! No, neanche io vedo Dave da un po’…ma non preoccuparti, sono sicuro che ha conosciuto qualche bella fanciulla e si sta divertendo anche lui!
Fece una risatina, e tornò a parlare col cameriere di prima. Martin sbuffò, corrugò le sopracciglia, e si allontanò da lui. Era in pensiero per Dave. Quante ne avevano passate insieme…artisticamente erano un duo insostituibile, un tandem irrinunciabile per ogni amante della buona musica. Umanamente si erano criticati, a volte scannati, ma avevano sempre fatto pace…tra loro c’era un rapporto di bene-male, amore-odio. E per amore non s’intendeva l’amore che lega due persone che stanno insieme. Piuttosto era un amore fraterno…sapeva bene che lui e Dave erano persone diverse, quasi opposte. Ma sapeva anche che l’uno senza l’altro non esistevano, o almeno non sarebbero stati gli stessi. Quindi doveva trovarlo. Valutò a chi poteva chiedere. Fletch, non era il caso…dopo la sbornia a suon di Chianti e Barolo si era appisolato da seduto su una poltrona, nonostante tutto il casino che c’era. Fortunatamente avvistò Chris. Era appoggiato al bancone del bar della Hole. Discuteva col barista, appassionato di Rock e Metal e dei grandi batteristi, che era stato al concerto e gli faceva i complimenti per la sua tecnica. Martin corse verso di lui. Gli picchiettò la spalla.
M: Scusatemi… Ehm…Chriss, Dave è sparito, nessuno lo trova e nessuno lo vede da un bel po’…
Chriss spalancò leggermente gli occhi.
C: come sparito? Possibile che nessuno lo abbia visto? E da quanto non lo vedono?
M: Quante domande fai… mi accompagni a cercarlo per favore?
C: Uhm, Vabene.
Si girò verso il ragazzo del bar e lo salutò, promettendogli che avrebbero ripreso il discorso al suo ritorno.
Perlustrarono la hole da cima a fondo, ma nulla. Dave non si trovava da nessuna parte. Presero l’ascensore e provarono ad avvicinarsi alla sua stanza, magari era talmente a pezzi da voler riposare…o magari se la stava spassando con qualche bella pupa. In ogni caso, qualunque cosa stesse facendo, dovevano sapere che stava bene. Non era un periodo facile per Dave. Aveva appena divorziato, ed era parecchio incavolato col mondo. Anche se nessuno, a parte i suoi fedeli amici, l’aveva notato. Solo i live sembravano distoglierlo dalla dura realtà…davanti al suo pubblico lui si sentiva bene. Ma era talmente incazzato con la vita, che in quel periodo avrebbe potuto fare qualche stronzata…come tornare alla droga e all’alchool. E i suoi amici non volevano che rovinasse ciò che di buono era riuscito a fare della sua vita.
Bussarono alla sua porta. Una, due, tre volte. Nessuno apriva. Martin poggiò la schiena contro il muro e si accasciò lentamente.
M: dove diamine è?! Cazzo…cazzo e ancora cazzo!
Strinse i pugni e li sbattè a terra, contro la moquette del corridoio. Chirss lo guardava senza sapere cosa dire. Poi ebbe un’intuizione.
C: aspetta…c’è un unico posto dove non abbiamo guardato!
Martin alzò lo sguardo verso di lui, mostrando il suo viso d’angelo come illuminato da un sorriso speranzoso.
M: dove???
C: la terrazza della Hole!
M: MA CERTO!!!! Chriss sei uno strafottutissimo genio!!!andiamo!!
C: non mi dici niente di nuovo, caro Mart!
Esclamò Chriss con aria poco modesta e sorriso ammiccante. Ma non fece in tempo a finire la frase che fu costretto a mettersi a correre per raggiungere Martin, che come una furia cavalcava per le scale, senza neanche prendere in considerazione l’ascensore.

Edited by *Darkest* - 20/8/2010, 22:32
 
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*Darkest*
view post Posted on 20/8/2010, 21:42




Arrivarono davanti alla grande portafinestra. In lontananza si notava una figura immersa nel buio, seduta su una delle sedie della terrazza. Solo il riflesso delle numerose luci del panorama Ambrogino la strappavano via da un buio totale. Martin e Chriss fecero qualche passo in avanti. Poi Martin prese in mano la maniglia della portafinestra. L’aprì.
M: Dave?…
Dave si girò di soppiatto.
D: Mart…e Chriss…ciao ragazzi…
Disse il moro con tono poco entusiasta.
C: ti cercavamo…cacchio, sei sparito nel nulla!
D: ah, si…no…cioè, ero solo qui in terrazza a prendere un pò di fresco e a fumare qualche sigaretta.
Sussurrò guardando il vuoto. Nel suo sguardo c’è decisamente qualcosa che non và, pensò Mart.
M: Dave…che c’è?che succede?
D: eh? Nulla Mart…davvero.
M: non me la fai. Non dirmi cazzate.
Lo ammonì deciso il biondo. Chriss rimase in silenzio. Martin era piuttosto irritato, e deciso a scoprire cosa avesse Dave quella sera. Quindi, un po’ imbarazzato, il batterista decise che era meglio “darsela a gambe”.
C: ehm…ragazzi…Dave l’abbiamo trovato, non è in pericolo di vita…io vado a vedere se sono già andati tutti a dormire!…e poi ho promesso al mio fan del bar che avrei continuato il discorso che facevamo prima…quindi…
M: vai pure Chriss. Grazie…
D: a domani, Chriss…
E si defilò. Mart, un passo dopo l’altro, si avvicino alla prima sedia disponilbile. La prese di peso e la sistemò davanti a quella di Dave, in modo da poterlo guardare in faccia e che lui non potesse mentirgli. Semmai gli avesse detto una cazzata, l’avrebbe capito solo guardandolo negli occhi.
M: David…dimmi cos’hai.
D: Mart…Ti prego…Non è nulla.
M: e allora perché sei tutta la sera buttato qui in terrazza a guardare nel vuoto come un ebete? Ti conosco troppo bene, Signor Gahan…quando ti estranei c’è qualcosa che non và.
Si, Mart lo conosceva troppo bene, e Dave aveva fatto male i suoi conti se credeva di potergli nascondere qualcosa.
M: è ancora per il divorzio? ne abbiamo già parlato…le cose sono andate come il Destino ha voluto, e la vita và avanti…mi sembrava che stessi cominciado ad entrare in questo ord…
Dave non gli fece finire la frase.
D: il divorzio stavolta c’entra ben poco…è una stronzata quella per la quale sto così stasera.
M: se riguarda te, non m’importa se è una stronzata. Voglio saperla David. Sennò come faccio a prenderti per il culo per i prossimi otto mesi?!
Mart strappò una piccola risata a Dave, che finalmente era riuscito a volgere lo sguardo verso di lui ed a guardarlo in faccia.
D: Ok.. vedi.. stasera, durante il concerto…prima che decidessimo di suonare Useless…
M: si?…
D: ecco…hai visto che mi sono avvicinato alla prima fila del pubblico?
M: si…
D: ecco…ho passato qualche secondo a guardare le persone in prima fila…ma ad un certo punto…
Martin lo seguiva con gli occhi spalancati in ogni sua mossa. Era talmente curioso che avrebbe voluto leggergli nella mente. Dave rivolse di nuovo lo sguardo alle luci della città. Attese qualche secondo. Esitò.
M: allora?…David…
D: …tra il pubblico c’era una ragazza…
Martin sentì una leggera fitta allo stomaco, ed abbozzando un sorriso rispose al moro qualcosa che potesse rifugire dal rivelare ciò che aveva appena avvertito.
M: beh ce ne sono migliaia…e muoiono tutte per te, bastardo!
Gli disse il biondo ridacchiando e dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla. Dave apprezzò e sorrise.
D: questo lo so! Comunque, a parte gli scherzi…quella ragazza ha calamitato la mia attenzione…mi ha immobilizzato…se ne stava al centro della prima fila, inerme. Tutti la spingevano, ma lei sembrava non sentirli. Mi fissava…con quegli occhi… Sembrava che avesse paura Mart…paura di me…questo mi ha provocato un senso di vuoto, non so come spiegartelo. Ho sentito un brivido lungo la schiena. Credevo di non riuscire ad alzarmi…aveva degli occhi azzurri intensi…dei bellissimi occhi…tra gli occhi più belli che abbia mai visto. pieni di lacrime…mi ha fatto star male Martin, e non capisco perché.
Martin rimase quasi shockato dal racconto dell’amico. Non aveva molto da dirgli stavolta, non aveva neanche ben capito di cosa Dave parlasse. Provò a spiccicare parola lo stesso, sfoderando stavolta qualcosa che potesse distoglierlo dagli occhi di quella ragazza.
M: Dave…io non so cosa ti sia preso guardando quegli occhi…ma ci sono tanti motivi per i quali quella ragazza poteva stare così…chessò, aveva bevuto, o fumato! Noi sappiamo bene quanti brutti effetti possono fare droga ed alchool…e comuqnue non è il caso di rovinarti questa splendida serata! Che oramai è finita…ehm…diciamo che non è il caso di rovinarti la nottata!
Sorrise Mart, facendogli un occhiolino. Si Girò verso la sala.
M: sono tutti andati via…che dici, ci defiliamo nelle nostre stanze anche noi?
Dave attese qualche istante.
D: ok…una bella dormita e passerà…spero…
M: ma certo!!
Si alzarono. Dave prese Martin per un braccio e lo avvicinò a se. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, seri.
D: Mart…sei...un amico…grazie per esserti preoccupato per me stasera. Grazie per essermi vicino sempre.
Il biondo gli sorrise, arrossendo lievemente.
M: ...figurati, fratello.
Rientrarono nella Hole. Si avviarono verso la reception e chiesero cortesemente al portiere di notte le chiavi delle loro rispettive stanze, entrambe al secondo piano, entrambe nel corridoio B. l’ascensore fece in fretta. Il primo a giungere a destinazione fu Martin.
M: beh io entro in stanza, ho un sonno…
Un grosso sbadiglio deformò per qualche secondo in una tenera smorfia il suo viso d’angelo. Dave sorrise teneramente.
D: bene. Anche io arrivo in stanza e mi infilo subito a letto…sono distrutto…
M: mi raccomando Dave…non pensare troppo. Riposa bene…
D: grazie ancora Mart. Buonanotte, a domani…
Si sorrisero ancora, poi Martin chiuse la porta. Dave percorse il breve tratto di corridoio che lo separava dalla sua stanza. Mani in tasca, sguardo fisso per terra, bocca leggermente aperta come a voler dire qualcosa. Qualcosa che non voleva uscire dalle sue labbra, dalle sue corde vocali. Arrivò alla sua stanza. Prese la chiave, e la infilò nella serratura. Un paio di mandate,e la porta era aperta. Entrò in camera, si tolse la camicia nera che insossava, poi i pantaloni dello stesso colore. Poggiò tutto ai piedi del letto. sulla parete a fianco del letto c’era un grande specchio. Si guardò per qualche istante. Fece ancora una volta quel gesto, si mise le mani tra i capelli e le porto lentamente fino alla nuca. Quello sguardo, come un fulmine a ciel sereno, gli torno in testa. Portò la mano destra sul cuore. Poteva distintamente sentiere quanto il suo battito fosse accellerato, non era solo un’impressione. Ancora quel brivido. Si sedette sul letto. Con la bocca oramai spalancata guardò per terra, respirando quasi affannosamente.
D: perché…cosa diamine mi prende??…ok, è il caso di dormire.. Basta David, non farmi incazzare. Dormi senza fare storie.
Raccomandava a se stesso. Spense tutte le luci e si sdraiò sul letto. Dopo un’ora e mezzo si era messo in tutte le posizioni possibili ed immaginabili in quel benedetto letto matrimoniale, ma non trovava sonno, né tantomeno pace. Quella ragazza dagli occhi di ghiaccio lo tormentava…lo torturava. E quel brivido, tanto tremendo quanto sadicamente piacevole, non accennava ad abbandonarlo.
Passò la notte. Tutti erano in piedi di buon mattino.
P: Mart! Buondì! Poi ieri hai beccato Dave?
M: ciao Peter. Si si, io e Chriss l’abbiamo trovato in terrazza…
P: in terrazza? Mah…vabè, senti, pensavo di far colazione tutti insieme nella Hole, che dici?
Nel frattempo arrivarono gli altri.
C: Buongiorno giovani!
F: Chriss, se era una battuta non era affatto divertente.
Lo fulminò Fletch con una finta espressione seria, finalmente ripresosi dalla sbronza da vino della sera prima.
C: ah, buongiorno anche a te nonno Fletch!
I quattro risero di gusto, perfino l’interessato. Ma una persona mancava all’appello…
M: e Dave?
F: strano, salvo inconvenienti è sempre puntuale la mattina…
C: ecco, adesso scatta la caccia a David…!
Disse sottovoce Chirss.
M: vado a cercarlo. Magari è ancora in stanza.
F: ok Mart, noi ci sediamo e prendiamo i posti anche per voi.
M: bene.
Martin prese l’ascensore e arrivò attraverso il corridoio davanti alla stanza di Dave. Bussò.
M: Dave?…nulla…DAVEEE???…che sia ancora a letto…?!
Martin bussò ancora una votla.
M: David se non mi apri entro io, e se sei a letto con 5 donne...ehm...a quest'ora, sono cavoli tuoi!
Stava per aprire la porta, che come di consuetudine per Dave non era chiusa a chiave, quando sentì un mugugnio provenire da dietro la porta. David aprì. Gli occhi gonfi e semichiusi, la barba incolta. Si vedeva che non aveva passato una nottata riposante…
M: non hai dormito, eh?…
D: credimi, ci ho provato troppe volte…ah, entra pure.
Martin entrò. Si sedette ai piedi del letto. Dave sistemò svogliato tutta la roba che aveva lasciato in giro la notte prima. Il chitarrista capì che Dave non aveva dormito, per "colpa" di quella misteriosa fanciulla.
M: David…per favore…togliti dalla testa quella ragazza.
Alle parole “quella ragazza” Dave rabbrividì. Quelle sensazioni tornarono ancora una volta. Non riuscì a rispondere.
D: vado a fare una doccia veloce e arrivo. Puoi apsettarmi?
M: certo Dave…fai pure. Gli altri ci aspettano giù nella Hole per far colazione, gli ho chiesto di prenderci i posti.
D: ok, allora meglio che mi dia una mossa…
Sorrise debolmente. Altrettanto fece Martin, preoccupato. L’acqua cominciò a scorrere sulla pelle del bel David. Sulla sua schiena levigata, sui suoi pettorali, sulle sue gambe fini al punto giusto… abbassò bruscamente la temperatura dell’acqua. Una doccia fredda, quello gli ci voleva. Ma neanche questo riuscì a garantirgli tregua. Il pensiero di quegli occhi, nella loro freddezza, lo scaldavano a tal punto da non sentire minimamente il gelo dell’acqua che scivolava sul suo corpo perfetto. Uscì dalla doccia. Si asciugò, si vestì, e tornò da Martin.
D: andiamo Mart? Gli altri si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto…!
M: eh decisamente! Si andiamo.
Si avviarono verso la Hole.
P: Hey! Finalmente ragazzi! Che fine avevate fatto?
C: eeeeeeh non è che stavate giocando ai pervertiti…?!
Disse Chriss alzando un sopracciglio e con un sorriso un po' cretino. E ovviamente tutti la presero a ridere. Era una battuta già sentita più volte. D’altronde veniva spontaneo pensare che tra quei due ci fosse qualcosa, talmente erano legati. Ma loro amavano rispondere sempre che si trattava "solo" di Amore fraterno. Un indissolubile Amore fraterno.
Fecero colazione. Dopodichè tutti insieme, con manager e qualcuno dello staff, decisero di passare la giornata per Milano. Il Tour era ormai finito, e i Nostri decisero di prendersi qualche giorno di vacanza nella città Meneghina e dintorni. Inoltre contrattavano con un noto produttore e cantautore italiano di nome Franco Battiato, per registrare un pezzo scritto da lui appositamente per loro. Avevano sentito la demo del pezzo nei giorni precedenti, ed avendola trovata geniale, avrebbero voluto registrarla proprio in quei giorni, o in quelli imemdiatamente seguenti. Avevano tempo da perdere oramai. L’unico problema era che la canzone era stata studiata per due voci. Inizialmente si era pesnato di fare come sempre: duetto tra Martin e Dave. Ma il geniale cantautore italiano aveva espresso la volontà ben precisa che ad accompagnare la calda voce di David fosse un’angelica voce di donna. E la donna…beh, trovare quella giusta era un problema. Ma ci avrebero pensato poi, quel giorno volevano pensare solo a spassarsela. Anche Dave pareva essere riuscito a distrarsi…quel pensiero sembrava più lontano, riusciva a godersi la giornata finalmente. Arrivò il tramonto. I ragazzi decisero di rientrare in albergo per cena. Mangiarono a base di pesce. Tutto ottimo. Dopo cena, un istancabile Fletch fece una proposta interessante.
F: Hey ragazzi, vi và se ci facciamo un giro per i locali di Milano? Quelli underground…ci sono un sacco di band interessanti e nascoste qui in Italia! Magari riusciamo a sentirne qualcuna.
P, C, M (in coro): SIII!!! Ci stiamooo!!
C: e berremo tanta birra da scoppiare! Per qualcuno analcolica però! Speriamo ci sia qualche buon gruppo Rock! Vero Dave?!
Sorridendo a 32 denti si girò dall’amico, aspettandosi un “oh yeah!”. Ma Dave lo spiazzò.
D: no ragazzi, io non vengo….sono molto stanco, stanotte ho dormito malissimo. Vado in camera mia a riposare.
Tutti, tranne Martin, rimasero senza parole. Per smuovere Dave di solito bastava dire birra + belle ragazze + Rock’n Roll, e scattava in piedi anche dopo un concerto di 10 ore. Stavolta invece voleva riposarsi. Martin parlò per tutti.
M: ok Dave, vai pure a riposare…ci vediamo domani.
D: buonanotte ragazzi, divertitevi!
M,P,C,F: notte Dave!
 
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DarkAdri53
view post Posted on 20/8/2010, 21:43




A mio modesto parere... è bella. Aspetto il seguito...
 
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*Darkest*
view post Posted on 20/8/2010, 22:04




E uscirono in gruppo dall’albergo. Un’auto scura li portò in centro. Erano capitati proprio bene, a Milano erano i giorni della notte bianca.
Dall’auto potevano vedere tutte le luci delle vie più trafficate, illuminate a giorno. Pareva Natale. L’autista lì fermò in un posto un po’ meno zeppo di persone.
F: ci fermi qui, grazie. Appena vogliamo tornare all’albergo la chiamiamo. La ringrazio ancora.
Disse gentilmente Fletch al simpatico guidatore dell’auto. Scesero dalla vettura. Fecero qualche metro, e Chriss si blocco di colpo davanti alla vetrina di un locale. Fissò intensamente all’interno del piccolo pub, tentando di capire cosa stessero facendo. Gli altri si indispettirono un po’.
M: Chriss che diavolo ti prende?! Abbiamo fatto tre passi e tu sei già fermo a spiare dentro le vetrine dei Bar!
C: diamine, i vetri sono appannati, ma…mi pare che stiano guardando una partita!!
Chriss adorava principalmente tre cose nella sua vita: la sua famiglia, la batteria, e il calcio. Davanti ad una partita in TV stava come un bimbo di 4 anni davanti al suo cartone preferito. Non importava se a giocare fosse la sua squadra del cuore o il Portopollo football club. Senza distogliere lo sguardo dalla vetrina, assunse un’aria sognante.
C: ragazzi vi prego, entriamo qui!
Chiese con gli occhi luccicanti quasi a cuoricino. Martin alzò gli occhi al cielo.
M: non esiste! Siamo usciti per girare per i locali interessanti di Milano alla ricerca di buona musica, non per vedere una partita di calcio, tra l’altro calcio italiano!
Ma Chriss pareva non sentir nulla. L’unica parola che avrebbe capito in quel momento sarebbe stata “entriamo”. Allora intervenne Fletch.
F: senti Chriss, noi non abbiamo nessuna intenzione di accompagnarti là dentro. Se vuoi andarci non possiamo impedirtelo, ma ci andrai da solo.
Chriss si svegliò da quel torpore.
C: e che palle…non mi và di andarci da solo! Però io voglio vedere una partita, ne ho bisogno…! Non guardo il calcio da almeno una settimana!
M: ora è anche in astinenza!
Martin rise sarcasticamente sotto i baffi. Peter guardava la scena in silenzio, divertito ma anche intenerito da Chriss, che ci teneva così tanto a vedere quella partita. Peter infatti, era un inguaribile bonaccione. Non riusciva a dire di no, era sempre gentile con tutti. Aveva sempre un sorriso da donare. E una pazienza davvero invidiabile. Quindi prese una decisione.
P: ragazzi, accompagno io Chriss a vedere la partita.
M: ma Pit…non vorrai dargliela vinta?!
P: lui ci tiene tanto. Non vedi com’è imbambolato davati alla vetrina? Voi andate pure, torneremo in albergo alla fine della partita con un taxi. Ah mi raccomando, la missione.
Peter sorrise, e i due terzi ufficiali dei Depeche lì presenti annuirono, sorridendo anche loro. Sapevano bene di cosa parlava Peter…la proposta di Fletch di girare i locali di Milano non aveva come scopo principale quello di sentire live qualche gruppo interessante. Bensì di tentare la fortuna cercando la famosa voce femminile per quel meraviglioso pezzo del famoso cantautore italiano Franco Battiato. Non avevano tempo da perdere, o almeno non volevano perdere tempo, e Milano pullulava di locali dove poter scovare qualcosa di interessante. Fletch lo sapeva, e gli altri, tranne Chriss che se ne dimenticò in men che non si dica, ne erano consapevoli.
M: Chriss non bere troppa birra, hai capito?! Peter controllalo tu!
P: tutto sotto controllo ragazzi, fidatevi di me!
F: ci fidiamo ciecamente, Pit. Ora proseguiamo…ci vediamo stanotte al ritorno in albergo, o al limite direttamente domattina. Notte ragazzi!
Chriss era già entrato nel locale da circa dieci minuti e si era già posizionato davanti al tv LCD 50” al centro della sala. Peter allora entrò, e Fletch e Martin si avviarono per la strada.
Entrarono in numerosi locali, bevendo una cosa diversa in ognuno di essi. Fortunatamente, consapevoli di non essere in albergo come la sera prima, optarono almeno 2 volte su 4 per bevande analcoliche. Nel frattempo, incredibilmente, nessuno li aveva riconosciuti. Era una serata davvero strana. Tanto strana quanto bella. Era magnifico girare per Milano e non essere assaliti.
Arrivarono davanti all’insegna di un locale.
M: ma quest…QUESTO E’ IL FIORE DI VIOLATOR!!! Che diamine ci fa una nostra copertina nell’insegna di un locale a Milano??!!?!
Fletch si levò i grandi occhiali dalla montatutra nera, si stropicciò gli occhi. Poi si rimise quelle lenti senza le quali non vedeva ad un palmo del suo naso.
F: oh cazzo…! È vero!! Io non sapevo un bel nulla…perché diamine…?!?! Basta, chiamo immediatamente Jonathan!!!
Si allontanarono un po’, Fletch prese il suo telefono cellulare, e frettolosamente si mise a cercare in rubrica tra i nomi con la J. Finalmente trovò il numero del loro storico manager.
F: eccolo! Bene…
Il telefono squillò a vuoto per qualche secondo…poi dall’altra parte qualcosa si mosse.
J: eh- ehm…si? Pronto?
F: Fletch, Jo. Sono Fletch, e ti comunico che ho appena avvistato una grossa violazione dei nostri diritti d’autore e d’imamgine. E la parola violazione è proprio il caso di pronuciarla…
J: eh? Come violazione?…uhm…ah aspetta, forse ho capito!
F: come hai capito? Ora sono io che non capisco però. L’unica cosa che mi è chiara è che qui a Milano c’è un locale che usa come insegna la copertina del NOSTRO Violator.
J: si, è come pensavo…
Fletch saplancò le labbra. Martin osservava impietrito ed ansioso la scena.
F: …CHE DIAMINE VUOL DIRE CHE E’ COME PENSAVI JO???? Vuoi dire che tu sapevi di tutto questo e IO non sapevo nulla??!?!?!!?
J: esatto…c’è stata una piccola concessione recentemente. Ho parlato con i maggiori esperti di marketing a livello mondiale Fletch, e mi hanno consigliato su questa strada. Ci sono vari locali sparsi per l’Europa…uno per ogni vostro album. E quello di milano si chiama Violator, e per l'appunto ha come insegna la copertina del cd!
Fletch rimase senza parole. Era talmente arrabbiato che avrebbe potuto sbattere il telefono in terra e licenziare Jonathan, pur essendo uno dei suoi migliori amici. Restò in silenzio col telefono all’orecchio, guardando per terra.
J: Fletch…scusami per non avertelo detto subito, te l’avrei detto a breve. Ma sei stato tu a dirmi di non voler più sembrare il manager dei Depeche, e che volevi essere un po’ più componente. Ecco, comincia da questo. Le strategie di Marketing lasciale a me, è il mio lavoro. Tra l’altro da questa iniziativa abbiamo già ottenuto un più che discreto successo…
Fletch fece un paio di passi in avanti. Mise la mano che aveva libera in tasca.
F: va bene Jo. E prima che mi chieda se hai sentito bene, si, ho detto che è ok.ora vado, ci vediamo dopo.
Chiuse il telefono prima che l’amico dall’altra parte potesse salutarlo. Spiegò la situazione a Martin.
M: EEEH??!?! Wow…un gruppo di locali coi nomi dei nostri album! Non è meraviglioso?
Disse Martin con la spensieratezza di un bimbo e col suo solito ghigno d’angelo. Fletch lo guardò per qualche istante. Ancora si chiedeva come facesse quel biondino ad infondere serenità o disperazione a suo paicimento solo con l'espressione del suo viso. Gli sorrise. Gli mise una mano sulla spalla.
F: entriamo nel nostro locale?
M: certo amico!
Fletch posò la mano sulla maniglia della porta, ma Martin lo bloccò di soppiatto.
M: Fletch se ci riconoscono, cosa che mi sembra ovvia, ci assaliranno…
F: correremo il rischio Martin. Da quand’è che ti fa schifo il calore della gente?
Martin rimase perplesso qualche secondo. Poi annuì.
M: ok…andiamo.
Lentamente spalancarono la porta. Martin, che entrò per secondo, stava dietro l’alta figura di Fletch quasi per proteggersi dagli assalti, ad occhi chiusi, praticamente strizzati. Ma nessuno li degnò di uno sguardo. I due rimasero sbalorditi.
M: Fletch…sto sognando o non ho almeno 6 persone che mi tirano in 6 direzioni diverse?…
Disse Martin sottovoce. Tutti erano assorti, come ipnotizzati da una musica…che loro conoscevano fin troppo bene.
F: già… Mart qualcuno suona Enjoy the silence di là…la voce sembra femminile…ci avviciniamo a sentire?
M: ok…ma non troppo, non vorrei che tutti si accorgessero della nostra presenza.
Avanzarono qualche passo. Si trovarono alla fine dell’atrio del locale, davanti ad una tendina di velluto, stile sipario, semi aperta. La scostarono quanto basta per infilarsi dentro. Fortunatamente la “platea” era al buio. Le uniche luci erano quelle del piccolo palco in fondo alla sala. Che illuminavano un grande pianoforte a coda nero. Ed una figura angelica seduta sullo sgabellino, intenta a suonare quella dolce melodia. Si avvicinarono quanto più possibile per vedere meglio senza essere scoperti. la fanciulla era incredibilmente abile e delicata con il meraviglioso strumento. E quando la sua voce d’usignolo uscì da quelle piccole e graziose labbra, Martin ebbe un sussulto al cuore.
“Vows are spoken ...To be broken...Feelings are intense...Words are trivial...Pleasures remain...So does the pain...Word are meaningless ...And forgettable...”
La voce di quella creatura era qualcosa di indescrivibile. Lei aveva immobilizzato ogni singolo spettatore, tanto che nessuno si era accorto che nel pub intitolato ai Depeche mode c’erano i Depeche Mode stessi. Sembrava avesse fatto un incantesimo. Mart tentò in ogni modo di risvegliarsi, aveva una cosa importante da dire al suo amico di fianco.
M: wow…Fletch?…senti anche tu quelle sensazioni che sto provando io?
F: dipende cosa intendi…la ragazza è incredibilmente dotata vocalmente ed è anche incredibilmente bella. Non può lasciare indifferenti…
M: già ma non è solo questo…ricordi la storia di questa canzone? Io la scrissi per piano e voce…poi ci pensò quel guastafeste di Alan a renderla…una bomba…!”
Disse Mart in un bisbiglio, sorridendo e ripensando per un momento al quarto Depeche.
M: comunque, Alan a parte…è proprio così che la intendevo io…questa ragazza ha letto nella mia mente senza mai vedermi e sta cantando la mia canzone…come l’avevo concepita…nessuno ci era riuscito mai…è incredibile…
Fletch annuì con la testa. Nessuno riusciva a parlare. Man mano che la canzone proseguiva, nota dopo nota, parola dopo parola, in Martin crescevano le sensazioni. Gli sembrava di poter perfino riuscire a provare piacere. Si sentì come fluttuare. Chiuse gli occhi, e si fece trasportare da quella magnifica voce, accompagnandola con una seconda voce appena sussurrata, per evitare di farsi sentire. Ma all’ultima frase non potè trattenersi. E combinò il più inconveniente dei pasticci.
Ragazza&M: “...enjoy the silence…”
Un paio di persone si girarono di scatto, e una gridò “cazzo…MAAAAARTIIIIINNN!!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!! E FLETCHEEEEERRR!!!MI SENTO MALE!!!”
Tutti si girarono, non credendo alle proprie orecchie. E in massa corsero verso i due, oramai terrorizzati da ciò che gli stava per succedere.
F: Martin maledizone, che cazzo ti è preso!!!!
M: i-io…non lo so…non sono riuscito a trattenermi…..”
Asserì Martin ancora un po’ scosso e con voce tremante. I due furono letteralmente assaliti di baci, abbracci, richieste di foto ed autografi. Fletch, tentando di liberarsi dalla “morsa” di un paio di ragazze, invitava tutti alla calma. Mentre Martin tentava sorridendo ai suoi fan di divincolarsi, e di vedere se ci fosse ancora quella ragazza al piano.
La ragazza in questione osservava la scena ad occhi spalancati, ancora seduta sullo sgabellino.
“menomale, non è andata via…devo raggiungerla” pensò Martin. Intanto la giovane fanciulla si era alzata im piedi, e portando una mano davanti alla bocca per coprire le graziose labbra leggermente spalancate per lo stupore, rimase immobile davanti al piano.
M: Fletch, coprimi le spalle, occupati di questa bolgia, io vado a compiere la missione!
Disse Martin al suo amico avvicinandosi ad un suo orecchio in modo da non farsi beccare.
F. Mart!!! Maledizione MAAAART!!! NON MI MOLLARE QUI CAZZO!!!
Il biondino fece finta di non sentire. Non si sa con quale mezzo, Mart riuscì a tirarsi fuori da quel groviglio di mani, e tutti erano talmente isterici che non se n’erano accorti. Passando sotto le gambe altrui, sbucò, e potè finalmente respirare. Si mise in piedi, guardò in avanti…lei era ancora lì. I capelli castani, quasi biondi, raccolti in un delicato chignon, due lunghi ciuffi le incorniciavano il viso. Tratti delicati che avrebbero fatto invidia all’angelo più bello del paradiso. Pelle bianchissima, corpo fine e sinuoso fasciato in un elegante abitino nero al ginocchio, fatto di veli. Una leggera scollatura faceva intravedere le sue dolci grazie. Ma non in maniera volgare. Anzi, a Martin parve di avere una visione mistica della Madonna, tanto quel che aveva davanti era bello. Fece qualche passo in anvanti, lentamente. Lei arretrò. Allora Martin le parlò, non capiva perché si stesse allontanando da lui…e poi sentiva il bisogno fisico di avvicinarsi a lei…era più forte di qualsiasi volontà razionale, non sapeva neanche lui cosa gli stesse prendendo. Doveva guardarla negli occhi…
M: non ti allontanare…non ti faccio mica del male…sai, mi hai impressionato…suonando la mia canzone intendo…
Lei lo osservava in silenzio. Sempre immobile, sempre con una mano davanti alla bocca. I suoi occhi si gonfiavano di lacrime pian piano. Una volta colmi, le lacrime rigarono quel volto d’angelo. Martin sentì una fitta allo stomaco.
M: hey…tu stai piangendo…ti prego, io…
Tese una mano verso di lei. Non finì di parlarle, che lei fuggì dietro le quinte. Lui assunse un’aria seria, quasi disperata.
M: aspetta…!!
Si mise a correre e la seguì. Lei si chiuse in camerino. Mart arrivò nel corridoio degli stanzini degli artisti. Lo percorse piano. Porta per porta. Ne aveva sentito una sbattere, e non poteva che essere lei. Si fermò davanti ad una stanza. Sentì sighiozzare. Capì, e bussò con delicatezza.
M: …hey? Mi vuoi dire che c’è? Non so neanche come ti chiami…ma la tua vista mi ha portato alla mente una sola figura…
Sentiva ancora sighiozzare.
M:…vuoi sapere come ti chiamerò?
Il sighiozzo sparì. La ragazza non proferì parola, ma per Mart quel silenzio doveva voler dire per forza “si, voglio saperlo”. Si mise davanti a quel camerino, poggiò la fronte e le mani sulla porta. Chiuse gli occhi ed accennò un sorriso.
M: ebbene…ti chiamerò angelo…
Martin pronunciò la parola “angelo” non in inglese, come tutto il resto del discorso, ma in italiano. Alla fanciulla scappò quasi involontariamente una tenera e flebile risata. Martin se ne accorse, e un grande sorriso gli segnò il volto.
M: evviva, ti ho fatta ridere!ma perché ridi?! Dai aprimi…voglio saperlo! Ti prego…
Martin sentì la maniglia girarsi e si scostò di scatto da davanti la porta. Ebbe davanti lei. Si osservarono. Lei tremava. Martin la guardò finalmente negli occhi. Due occhi tanto grandi quanto meravigliosamente belli. Azzurri. Di un azzurro non comune, ai confini con un blu oceano intenso. Sentì il cuore scoppiargli da dentro il petto, e dei brividi come di freddo percorsero tutto il suo corpo. Non riusciva a parlare. Quell’essere tanto fragile all’apparenza era riuscito a farlo stare peggio che dopo una sbronza. La sua testa girava, sentiva che il mondo circostante stava svanendo davanti ai suoi occhi. Si era sentito in maniera molto simile solo un'altra volta nella sua vita... Lei sposto lo sguardo da un lato, quasi col timore di guardarlo ancora per paura che si irritasse. Allora Mart si risvegliò da quella surreale senzazione il tanto che basta per rompere il ghiaccio e parlare.
M: allora…non mi pare di averti piacchiata o violentata…capisco che sei talmente bella che gli uomini vorrebbero rapirti con la forza e portarti via, ma non sono quel genere di uomo, fidati…sei più tranquilla ora?
Disse Mart regalandole una delle sue espressioni da scoppiare dal ridere con tanto di occhi spalancati e linguaccia. La ragazza si portò la mano alla bocca e rise di gusto.
M: ora mi dici come ti chiami?
La ragazza lo guardò negli occhi con uno sguardo oramai sereno. “Violante, mi chiamo così…” disse con quella voce al suono della quale Martin avrebbe potuto sentire gli angeli del paradiso volargli sopra la testa.
M: Violante…un nome che ti si addice…oscura…delicata…non comune…ed incredibilmente bella…
Lei arrossì. Lo ringraziò, molto timidamente. Martin era oramai perso nei suoi occhi. Avrebbe voluto titrarla a se, avvicinare il viso al suo…potersi tuffare nel blù di quegli occhi. Ma non l’avrebbe mai fatto, per rispetto verso di lei.
M: posso entrare un attimo? Devo parlarti…ah, io sono Martin…ma credo tu lo sappia già!
Disse ridendo Mart. La ragazza annuì, e gli regalò uno di quei sorrisi che andrebbero immortalati con una foto. Di quelli capaci di far tornare in pace col mondo anche il più incazzato del pianeta. Di quelli in grado di cancellare in un solo istante tutti i problemi, tutte le amarezze…
 
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*Darkest*
view post Posted on 20/8/2010, 23:22




Martin entrò, e la porta si chiuse dietro di lui. Non volle perdere tempo ulteriore. Aveva troppa paura che Violante potesse scivolargli via un’altra volta. Anche se lei era nettamente più rilassata. Non piangeva più, i suoi occhi erano asciutti. Le sue guance erano di un delicato rosso. Ed un sorriso illuminava il suo volto. Era una meraviglia.
M: senti, come ti ho già detto, mi hai colpito parecchio suonando la mia canzone…sono rimasto strabiliato. Sei riuscita ad interpretarla proprio come io l’avevo pensata…
V: non sapevo che Enjoy the silence fosse stata pensata diversamente da come è stata registrata…
Ogni volta che sentiva la sua voce Martin si sentiva cadere in un abisso, dal quale riusciva a risalire a fatica.
M: ehm…vedi, inizialmente Enjoy the silence era una malinconica ballata per piano e voce…era splendida, ma poco propensa ad un discreto successo con quell’arrangiamento. Allora Alan ebbe la magnifica idea di fare “qualche modifica”…e la arrangiò, inizialmente a mia insaputa e con l’ausiluio degli altri due malati, come voi la conoscete ora. A me andò bene, ma l’arrangiamento originale mi è sempre stato a cuore…l’arrangiamento che hai suonato stasera l’hai studiato tu?
V: si…era da un po’ che ci lavoravo…vedi, oggi è il mio compleanno…e le mie amiche mi hanno regalato il sogno di un’esibizione qui, oltre al biglietto del concerto di ieri sera dei Depeche M…ma che dico…! Tu sei uno dei Depeche mode! Scusa ma sono ancora un pò scossa...
Martin sorrise.
M: è normale…hey, comunque auguri per il tuo compleanno!!
V: grazie…!ehm…ma volevi solo farmi i complimenti? Non perché non li apprezzi, intendiamoci…tu sei il mio Mito musicale vivente, e averti davanti a me mi inquieta…mi sembra di vivere in un’altra dimesione…una dimensione dove tutto è possibile…dove i sogni si avverano…
Lo guardò di nuovo con quegli occhi. Mart senti un forte brivido lungo la schiena. Scosse la testa.
V: tutto ok…Martin..?
M: oh, si…si tranquilla…senti, bando alle ciance, se mi fermo un’altra volta a guardare nel profondo dei tuoi occhi non finiamo neanche la prossima settimana!
Violante sentì una vampata di caldo pervaderla da testa a piedi. Le sue guance si facevano di un rosso più acceso. Sorrise, e guardò per terra, imbarazzata. Martin, quel Martin Gore che seguiva ed inseguiva nei suoi sogni da svariati anni, era lì davanti a lei a lusingare la sua voce e i suoi occhi.
Martin prese a camminare per la stanza.
M: doveva esserci Fletch qui a dirtelo, io non sono bravo a fare le proposte di lavoro…ma ci proverò. Abbiamo una canzone in cantiere. O almeno, la canzone è stata scritta da un noto cantautore italiano. Conosci Franco Battiato?
Violante sobbalzò.
V: oh mio Dio, certo che lo conosco! È uno dei miei autori preferiti! Lo adoro!
M: bene, lui ha scritto una canzone, una canzone appositamente per noi. Ma ha espresso la volontà di avere una voce femminile a duettare col nostro Dave…e tu mi sembri...perfetta! Non credo potremo trovare di meglio.
Violante non capiva più nulla. Alla parola “Dave” i suoi sensi l’abbandonarono. Lei cantare con Dave? Non poteva pensarci. Sarebbe potuta svenire. Lei che quel ragazzo moro non riusciva neanche a guardarlo in foto senza sentire strane sensazioni…
M: Violante? Tutto bene? …
La fanciulla guardò quasi spaventanta Martin.
V: …i-io…c-cantare con…no non se ne parla! Sarebbe un’onore, ma..non credo di farcela…
M: Violante…tu sei perfetta. Io VOGLIO te. Farò di tutto per convincerti.
V: M-Mart…io non…ecco…i-io…
Violante balbettava. Non riusciva più a collegare il cervello con la bocca. Si buttò all’indietro sulla poltrona del suo camerino. Voleva sparire all’interno di quest’ultima. Ma riusciva solo a stare inerme e farfugliare versi senza senso. Martin si avvicninò piano. Si inginocchio davanti a lei, posando le mani sui bracci della poltrona verde acido. Voleva guardarla ancora negli occhi ma lei faceva di tutto per sfuggirgli. Occhi che si stavano gonfiando di lacrime, ancora una volta. Mart le prese delicatamente il mento, e altrettanto delicatamente lo diresse verso il suo viso. Lei non oppose resistenza. Avrebbe potuto farlo, ma non lo fece.
M: angelo…ti prego…dammi un’opportunità…tu vali, suoni magnificamente e canti come un usignolo…desidero più di ogni altra cosa che tu ci dia questa chanche. So che non sono nessuno per chiedertelo, ma lo farai? Lo farai…per me?
Violante ebbe incredibilmente qualche secondo di freddezza, nel quale pensò “Viola, come diavolo ti stai comportando?! Hai il tuo idolo davanti a te, che ti guarda negli occhi e ti chiede di intraprendere una collaborazione con lui e il suogruppo, che poi è anche il tuo gruppo preferito, e tu che fai?? Prima tenti di rifiutarti e poi stai immoblie e zitta come un’imbecille??? Forza, muoviti a dirgli di si, porca miseriaccia!!”. Allora fece cenno di si col capo. Non fu in grado di reagire in altro modo per far capire a Martin che accettava la sua proposta. In ogni caso lui capì. Si alzo di scatto, e portò i pugni chiusi verso l’alto in segno di vittoria.
M: evviva, ti ho convita! Non mi darai buca, vero?
Violante, ancora visibilmente scossa, riusciva a comunicare solo ed esclusivamente col movimento della testa. Fece quindi cenno di no. Mart gioì ancora una volta. Poi, da istintivo quale era, la prese per un braccio e la sollevò. L’avvicino al suo petto. Tanto vicino che lei potè sentire distintamente il battito leggermente accellerato del cuore di Martin. Intorno a lei tutto sembrava sfumare. Martin avvolse le sue spalle nude con le braccia, e posò il suo mento sulla testa di lei. Violante realizzò di essere tra le braccia di Martin Gore, e pensò che sarebbe stato davvero da cretini scansarlo bruscamente come aveva pensato di fare in un primissimo istante. Chiuse gli occhi. Non sapeva perchè, ma desiderava, nonostante stare tra le sue braccia fosse una sensazione bellissima, che qul momento finisse il prima possibile. Non era mai stata così imbarazzata.
M: Violante…non vedo l’ora che sia domani…per poterti rivedere…e per poter sentire il tuo canto…e domani non vedrò l’ora che arrivi il giorno successivo, ed il giorno successivo ancora…solo per avere ancora l’occasione di poter sfiorare col mio timido sguardo il tuo volto d’angelo…
Violante, ad occhi ancora chiusi, si stava rilassando, ed ascoltava le parole di Martin. Sapeva dalle sue canzoni che sapeva essere incredibilmente poetico, ma non credeva potesse succedergli tutto questo un giorno. Martin le aveva appena decantato dei meravigliosi versi di pura poesia, ed erano per lei, tutti per lei. Non poteva crederci, e sapeva che sarebbe rimasta incredula ancora un bel po’. Martin le prese le spalle, la scostò con moltissima delicatezza dal suo petto. Si guardarono. Martin avvicinava il suo viso a quello di lei. Era come calamitato, non poteva fermarsi. Violante, incapace d’intedere e volere, pensò “m-ma…che cavolo sta succedendo…?…non vorrà…n-non vorrà…b-baciarmi…?!?!?”. I loro visi erano oramai a pochi centimentri l’uno dall’altro.
Martin si fermò. “non posso baciarla. Non ora, non sulle labbra. La tentazione è forte…ma non posso.”. Lui si scostò di qualche centimetro verso destra, poi posò le sue rosee labbra sulla guancia di lei, e le schiocco un piccolo bacio. Poi la guardò ancora per qualche secondo. Avrebbe potuto star così per ore, senza sentire il minimo segno di stanchezza. Tolse le mani dalle spalle di lei, e si allontanò. Violante era attonita ed impietrita. Martin si avvicinò alla sedia dove entrando aveva posato la giacca di pelle colma di spille, tirò fuori il portafogli, ed estrasse da quest’ultimo un bigliettino. Lo posò sul tavolino di fianco.
M: …questo è il mio biglietto da visita…non guardare i numeri stampati sul davanti, sul retro c’è scritto il mio numero personale, scritto in penna. Chiamami, Violante…mi fido. Domani aspetterò tutto il giorno una tua chiamata, dovessi fare null’altro…
Violante annuì. Allora Mart sorrise, prese la giacca, e si diresse verso la porta. Una volta aperta, prima di uscire si girò verso di lei.
M: buonanotte angelo…sogni d’oro.
Il biondo abbandonò il piccolo camerino, e passando per il corridoio dal quale era arrivato raggiunse la sala nella quale si trovava il pianoforte. Scostò la pesante tenda che separava le quinte dal palco, e vide una figura nella penombra, tra i tanti tavolini della sala. Aguzzò la vista, strizzando leggermente i grandi occhi cerulei. Era un uomo, alto e robusto, ricurvo su una sedia, gomito poggiato sul tavolino e testa letteralmente spalmata su una mano. Mart ci mise qualche secondo a capire di chi si trattava.
M: Fletch!!
Esclamò con aria felice. Il rosso si sollevò di scatto.
F: Che tu sia maledetto, riccioli d'oro...Mart ti rendi conto di ciò che hai fatto? mi hai lasciato qui come un'ebete a farmi massacrare da decine di persone!!
M: Andy, ma non mi hai chiesto proprio tu poco fa se mi spaventasse il calore della gente?! e comunque guarda che stavo lavorando anche per te!
Disse il ragazzo ridacchiando vistosamente mentre avanzava verso di lui. Fletch si insidpettì.
F: ah si eh?...MA CHE CORAGGIO HAI?! e sentiamo, cosa avresti fatto di utile per l'umanità apparte lasciare il tuo migliore amico nella merda??
M: uhm...ho solo...compiuto la nostra missione!!!
Esclamò Martin, con un sorriso da guancia a guancia. Fletch spalancò leggermente gli occhi e attese qualche secondo.
F: hai trovato la nostra donna per il duetto con Dave?!...mmh...hai chiesto alla ragazza che si è esibita stasera, vero Mart?
M: ha un nome!! ed è un nome meraviglioso...proprio come chi lo porta...
Il poeta riccioluto assunse un aria del tutto sognante, e con lo sguardo rivolto verso l'infinito comincio a sospirare.
F: Martin...Mart ti prego non mi dire che...non dirmi che te ne sei innamorato! finisce sempre così!
Lo redarguì il rosso. Non aveva tutti i torti, Martin aveva il "vizietto" di innamorarsi perdutamente quasi di ogni ragazza con cui scambiava qualche amichevole parola e con cui aveva una successiva frequentazione. E non era un'impressione...S'innamorava veramente, e di continuo. Ma 9 volte su 10 finiva con lo sfruttamento del biondo da parte delle ragazze, una buona parola con qualche amico produttore, qualche regalo costoso, un paio di notti di fuoco...dopo di che Martin cominciava a parlare di fidanzamento, e le fanciulle si volatilizzavano come acqua vaporizzata dal sole d'estate. E per l'artista cominciava il dramma...Depressione, complessi di inferiorità, alcolici. Fino all'innamoramento successivo. Fletch voleva porre fine a questo continuo strazio. Per questo tentò di dissuaderlo stavolta. Ma Martin sembrava molto determinato, non aveva intenzione di arrendersi.
M: Fletch stavolta è diverso, te lo giuro...non ho mai provato queste sensazioni! penso che con ogni probabilità sia un angelo caduto dal cielo...è una creatura perfetta!
F: Si Martin...come no! lo erano anche Hanna, Eloise, Dana, Grace, Cindy...e tante altre! Senti, io ti voglio bene, e non voglio più vederti perso dietro ogni gonnella che ti passa vicino! Fossi come Dave, che si limita a delle avventure di una notte senza ripercussioni...Ma il problema è che tu sei troppo sensibile, e ti innamori continuamente, e seriamente! Poi però rimani sempre con un pugno di mosche in mano! il 99% delle donne che hai conosciuto finora ti ha sfruttato, hanno sfruttato i tuoi soldi e la tua posizione! e tu te ne sei accorto sempre troppo tardi! non voglio che tu rimanga bruciato anche questa volta, non voglio Mart.
Affermò con tono risoluto ma preoccupato il tastierista. Gli occhi azzurro cielo del biondo si fecero brillanti, ed un sorriso tenero apparve sul suo volto. guardò intensamente l'amico davanti a se, lo prese per una mano e lo tirò su dalla sedia, delicatamente.
F: Che ti prende?
Martin si scaraventò tra le braccia dell'amico, lo strinse all'altezza della schiena, avrebbe voluto stritolarlo. il rosso di casa Mode, inizialmente sorpreso, ricambiò presto l'abbraccio.
M: sei così caro quando ti preoccupi per me...ti sono grato. Ma stavolta ti giuro che non ce n'è bisogno.
F: è normale che mi preoccupi per te...noi ci conosciamo da quando eravamo dei bambini, e tu e Dave ora siete la mia seconda famiglia. Tu sei come un fratello, Mart...e l'ultima cosa che mi stà bene è che tu soffra ancora per chi non ti merita. Te ne prego...
Martin strinse ancora più forte l'amico. Sapeva bene quanto fosse difficile per il rosso, con il carattere che aveva e con quello che aveva passato, dimostrare i sentimenti verso gli altri. dopo qualche secondo di stretta allentò l'abbraccio, ma senza scioglierlo. il tanto da poter guardare negli occhi (o negli occhiali) il rosso.
M: Andy...non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto e fai per me. sei sempre stato molto paziente con noi...ne abbiamo fatte di tutti i colori! ma mi sei sempre stato vicino, nonostante tutto...e anche ora, dopo anni, anzi dopo decenni, sei qui a preoccuparti per me. sei una persona straordinaria, Andrew Fletcher. facciamo così...ti prometto che semmai dovessi rimanere bruciato anche da questa ragazza, cosa che ritengo altamente improbabile, non ci rimarrò male. stavolta non mi rovinerò la tranquillità che mi sono conquistato con tanta fatica...però non mi chiedere di non assecondare i sentimenti per Violante...non posso.
F: Violante? si chiama così? comunque Mart, ti invito a rifletterci, non è il caso che tu...
il biondo mise il dito indice sopra la bocca di Andy.
M: si, si chiama così...comunque, niente storie Mr. Fletcher. così è deciso, l'udienza è tolta.
Bisbigliò sottovoce Martin, sciogliendo il lungo abbraccio.
F: vedo che non posso oppormi in alcun modo...e va bene. ma ricordati ciò che mi hai promesso.
M: io mantengo sempre la mia parola!
Ridacchiarono entrambi, all'unisono. qualche istante dopo Fletch chiamò l'autista. Salutarono il simpatico proprietario del locale a loro intitolato, loro grande fan, gli firmarono autografi e scattarono qualche foto. Tornarono in albergo. Domandarono le chiavi delle rispettive stanze al portiere notturno, e fecero per raggiungerle.
F: Ah! quasi dimenticavo...hai dato alla ragazza...ehm...a Violante, qualche recapito? non vorrei che preso dalla passione non ci avessi pensato...
M: ah ah ah, molto divertente! non sono sempre sprovveduto, certo che le ho lasciato un recapito. e domani mi chiamerà...deve chiamarmi, me l'ha promesso...
Fletch annuì, emettendo un sospiro di rassegnazione.
F: va bene...allora attendiamo domani. ora andiamo a dormire, è stata una giornata lunga ed è ora di riposare. Buonanotte Mart...e non te la sognare troppo, Violante.
Disse sfoderando un sorrisino un pò cretino e compiaciuto, Martin rise.
M: come mi conosci bene...cercherò di fare il possibile! andiamo ora. notte Fletch...
F: notte Mart...
E si defilarono nelle rispettive stanze. Martin si spogliò di tutto tranne che dei boxer, si tuffò nel letto, e sospirò per l'ennesima volta. non riusciva a togliersela dalla testa...
M: stavolta sei proprio spacciato Martin...sei dannatamente e meravigliosamente spacciato! è ora di dormire...
Un sorriso, l'ennesimo della giornata, si materializzò sul volto del ragazzo.
M: non vedo l'ora che sia domani...mmhh....chissà se Dave si sta riposando...spero che si sia ripreso. domani quando gli dirò che ho trovato la partner musicale perfetta sarà al settimo cielo! già...oh, Violante...sei stata creata per farmi impazzire...
e con queste parole crollo tra le braccia di Morfeo in pochi secondi.
Nel frattempo, Violante, la ragazza tanto desiderata dal biondo Mode, giacieva inerme sulla poltrona sulla quale Mart l'aveva lasciata. Non riusciva a muovere un solo muscolo, era come ipnotizzata. negli occhi, l'immagine di quegli occhi celesti che le scavavano dentro senza pietà, nelle orecchie il suono dello schiocco di quel dolce bacio sulla guancia, nella mente la sua meravigliosa voce..."buonanotte angelo...sogni d'oro.". non riusciva a distogliere i pensieri da quei momenti. il cuore le batteva ancora forte. le sensazioni dentro di lei si scontravano violentemente. la voglia di piangere e di urlare, il mezzo rimpianto di non essersi sufficientemente lasciata andare in un occasione speciale come quella e la paura di essere sembrata in qualche modo difficile ed impertinete. non capiva davvero più nulla...fece un ulteriore sforzo, avvicino le mani al viso e si prese letteralmente a schiaffi. poi scosse velocemente la testa.
V: ...oh mio Dio...oh mio Dio!...OH MIO DIO!!! credo che mi sentirò male, si.
Attese qualche istante, poi si sentì come pervasa dall'adrenalina. si alzò di scatto dalla poltrona, che oramai aveva preso la sua forma. una vampata di calore fece arrossire nuovamente le sue guance. ma stavolta un grosso sorriso le segnava il volto.
V: i-io...io non posso crederci...non posso credere a quello che sta succedendo...Martin Gore...MARTIN GORE MI HA PROPOSTO DI COLLABORARE CON I DEPECHE MODE!!! oooooh Cristo!!!
Violante prese a saltellare per la stanza, oramai non si controllava in alcun modo. ma qualcosa interruppe il suo quasi irrefrenabile entusiasmo...qualcuno bussò alla porta del camerino della ragazza, che sobbalzo e rischiò di soffocare. dall'altra parte della porta si udì una voce di ragazza.
"Violante? sei quì dentro? Violaaaa??? ma ti stai cambiando?? se non sei nuda entramo eh!!"
V: oh cavolo!! sono loro...le avevo rimosse...!
La ragazza si ricompose velocemente, si sistemò i capelli come meglio poteva, si diede una rassettata anche al vestito, fece un respiro profondo e si avvicinò alla porta per aprire. Così fece. davanti a lei comparverò due ragazze.
Vic: Lisa, Vicky...siete voi...sapete, non l'avrei mai detto a giudicare da come strillavi da dietro la porta, Lisa! Entrate dai...
Le ragazze si affrettarono ad addentrarsi nel piccolo camerino, ridacchiando per ciò che aveva appena detto Violante. Una delle 2, la più seriosa, sedendosi nella solita poltrona, parlò.
V: Viola lo sai com'è Lisa...è sempre e perennemente entusiasta. E non ha difficoltà a dimostrarlo...
si chiamava Victoria, da tutti conosciuta come Vicky, anche se le amiche adoravano chiamarla con nomignoli tipo Vika, Vic, o Vittoria, come la chiamava sempre l'anziana nonna e come lei odiava essere chiamata. Alta, lunghi capelli corvini, occhi grandi e castani, trucco sufficientemente pesante, adorava gli abiti neri ed attillati. Era molto consapevole della sua bellezza, sapeva di essere avventente...ed attraente. Aveva parecchie storie...spesso sbagliate. e spesso con uomini molto più grandi di lei. le sue amiche avevano tentato tante, troppe volte di distoglierla dal cercare continuamente storie delle quali sapeva bene che non potevano avere un seguito serio. ma lei non era una tipa che accettava consigli di questo tipo...adorava darli, ma non tanto riceverli. "della mia vita faccio quello che voglio...e io voglio divertirmi", così diceva. ma in cuor suo sapeva bene che non c'era solo questo...la sua vita difficile, la mancanza dei genitori e dell'affetto di una famiglia stabile, la portava a lanciarsi in tutte le avventure "amorose" che le capitavano con il fine, segreto, di trovare il vero amore...qualcuno che l'apprezzasse non solo per il suo corpo o per la sua sensualità. qualcuno che l'apprezzasse davvero e che le donasse tutto se stesso...Adorava la musica, adorava ballarla. specie se la musica era dei Depeche mode. specie se a cantare quelle canzoni era Dave Gahan...l'uomo dei suoi sogni. Vicky era esattamente l'opposto della sua amica Lisa...capelli rossi con le punte nere lunghi alle spalle, quasi sempre legati in due graziose treccie. ciuffetto ribelle sulla fronte, forcine di tutti i colori. occhi verdi e sorridenti, qualche lentigine delle quali lei si vergognava, ma che a parere di tanti spasimanti la rendevano ancora più carina. amava vestire stravagante, colorata, quasi da figlia dei fiori. si sentiva un pò Punk...ogni tanto portava qualche borchia quà e là! ma non le piaceva essere etichettata, "io sono quel che sono, se vi piaccio bene, sennò giratevi dall'altra parte!"...lo diceva sempre, ai presuntuosi che per strada la guardavano storto per il suo look vistoso. spesso, specie in autunno, saltellava sotto la pioggia senza ombrello. La gente strabuzzava gli occhi quando la vedeva passare, bagnata come un pulcino ma incredibilmente felice. Amava sentirsi libera... Era anche una amica irrinunciabile per le altre due...sempre ottimista, quando qualcosa non andava riusciva a rasserenare chiunque con un sorriso e un abbraccio. Aveva sempre la testa tra le nuvole, si dimenticava degli appuntamenti...difatti le amiche le avevano regalato un'agenda elettronica per evitare che desse sempre buca a tutti. le piaceva da morire stare in mezzo alla natura...cercava di convincere continuamente le altre ad andare fuori città, in campagna, alla ricerca di prati fioriti, campi di grano sterminati e animali da fotografare...la fotografia era la sua grande passione, dopo la musica. Suonicchiava la chitarra...gliel'aveva insegnato Violante. anche lei, come le altre 2 adorava i Depeche Mode...il suo Mito era Fletcher. Lo considerava l'uomo da sposare...Organizzato, sempre posato, un vero Gentleman. ha sempre pensato che sarebbe stato il giusto opposto alla sua personalità svagata e distratta. E poi era certa che l'austerità mostrata all'apparenza fosse appunto tale...solo apparenza. sapeva che dietro quei capelli rossi e quegli occhialoni neri si nascondeva un uomo buono e dolce. E poco le importava che fosse sposato...a lei bastava fantasticare, sognare...lei viveva continuamente di sogni. Difatti, con uno sguardo colmo di gioia ed entusiamo, parlò all'amica dai capelli chiari.
L: Violante non sai cosa è successo!!! perchè diamine sei sparita nei camerini??! non hai visto chi c'era in sala???
Violante non poteva guardare el amiche negli occhi. non ci riusciva. si voltò e cominciò a sistemare quà e là i suoi oggetti personali.
V: ehm...veramente...veramente no...ho visto del trambusto...e...ehm...e sono corsa nei camerini perchè...perchè...mi è venuto un gran mal di testa, si!
La bruna Vicky la guardò perplessa, con un sopracciglio alzato.
Vic: non mi convinci...
L: oh, mi spiace...ti sei persa qualcosa di pazzesco!!!..ehm...non vorrei farti soffrire, ma...è meglio che ti siedi!!
La rossa la trascino sulla sedia girevole davanti al grande specchio. Violante, lievemente in imbarazzo, guardava in basso, a destra, a sinistra...dappertutto pur di non guardare in faccia le sue amiche.
L: EH-EHM! Violante...spero che non ci rimarrai male ma...mentre tu avevi mal di testa nei camerini...NELLA SALA SONO APPARSI MARTIN GORE E IL MIO ANDREW FLETCHER!!!! quelli veri, non dei sosia!!! a dire il vero ad un certo punto Martin è sparito ma...HO BACIATO FLETCH!!! e ho fatto anche la foto con lui, e mi ha autografato la maglietta, e...
Vic: Forse è il caso che ti calmi...beh comunque non mente, in sala c'erano proprio loro...incredibile! peccato che non ci fosse il terzo, altrimenti l'avrei trascinato io nei camerini...!
Violate per un solo istante, sentendo Vicky parlare ovviamente di Dave, ebbe la fulminia immagine del moro e dei suoi profondi occhi grigio verdi. Avvampò, pensando che probabilmente domani stesso se lo sarebbe trovato davanti, e un brivido quasi di terrore la percosse in tutto il corpo. Ma non c'era tempo per fantasticare, doveva reagire a quello che le avevano appena detto le due ragazze, senza destare sospetti. o almeno provarci...
V: oh...oooh!...non ci credo!..ehm...peccato per il mio mal di testa...d-davvero...
Si affrettò ad alzarsi dalla sedia e si mise di spalle, tentando di sistemare oggetti già perfettamente in ordine nel suo beautycase, togliendoli e rimettendoli dentro con le mani quasi tremanti. Lisa, visibilmente stupita per la scarna reazione dell'amica, ripetè il concetto.
L: Violante ma hai capto ciò che ti ho appena detto? MARTIN GORE IL TUO MITO E' STATO QUI! dovresti come minimo svenire...non capisco davvero!!...
Vicky osservava la scena in silenzio, pensierosa. Conosceva bene la passione dell'amica per Martin, nutriva talmente tanta ammirazione per lui che quasi ne aveva paura. aveva uno strano "rapporto" coi Mode...non poteva fare a meno della loro musica, ma le succedevano cose strane quando li ascoltava. Non aveva mai voluto confessare il perchè...
Violante, alterata dall'insistenza dell'amica "Hippy", che a volte sapeva essere petulante, sbattè violentemente un rimmel sul ripiano verso il quale era girata. Un silenzio di tomba scese negli istanti successivi. Le amiche di Violante erano sempre più sorprese, non era da lei, specie dopo una serata del genere, comportarsi così. Quando Violante aveva una reazione così stizzita, c'era per forza un motivo, e anche serio.
Vic: Viola ma si può sapere che ti prende?! sei forse impazzita? l'esibizione, il mal di testa, cosa precisamente ti ha dato alla testa??
Violante sospirò e chiuse gli occhi, Vicky aveva perfettamente ragione. Loro non potevano sapere, ed era ovvio che si stupissero della sua reazione "scialba" a quella notizia. "Devo dirglielo" pensò.
V: ...Scusate...davvero, non so che mi è preso...perdonami Lisa. La verità è che...ehm...ci sarebbe una cosa che devo dirvi...anche io ho qualcosa di allucinante da raccontarvi. Mi è successa una cosa...praticamente poco fa...
La bruna Vic sorrise, un pò compiacuta.
Vic: lo sapevo che c'era qualcosa che non andava...avanti, sediamoci tutte e racconta.
La ragazza dai profondi occhi blu sospirò ancora, quasi a darsi coraggio, e cominciò. Anche se non sapeva bene come.
V: nel frattempo che succedeva tutto quel trambusto di là...qui è stata una persona.
Le altre due la seguivano con attenzione. Lisa era talmente presa dal discorso e curiosa (per natura) che seguiva con la testa ogni movimento delle bianche ed affusolate mani della talentuosa Violante.
V: ehm...suppongo che per capire il resto del discorso ora dovrei dirvi subito di chi si tratta...ehm...vediamo...come posso dire...ecco...ehm...
Le ragazze le urlarono in coro: "DILLO E BASTA!!!!!!!!".
V: eh va bene! calme...va bene...eh-ehm...Martin...è stato qui.

Edited by *Darkest* - 21/8/2010, 00:50
 
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*Darkest*
view post Posted on 21/8/2010, 10:28




Violante diventò nuovamente rossa come un pomodoro maturo, guardava il pavimento bianco e si stringeva le spalle. Nel totale imbarazzo, attendeva con ansia una reazione dalle amiche, qualsiasi reazione. Lisa giaceva a bocca aperta sulla sedia, mentre la bruna Vic, con un ampio sorriso di stupore, si rovolse all'interessata.
Vic: Cooosa??? Martin è stato qui?? oh mio Dio!! e perchè è venuto nel tuo camerino??? aspetta aspetta, penso di potermelo immaginare!!!
Esclamò con aria entusiasta e lievemente allusiva. Violante mostrò un'espressione scandalizzata.
V: Victoria ma che diamine vai dicendo??? Martin non è stato qui per il motivo che credi tu!
Anche se ripensando ai momenti appena passati con Martin non poteva certo negare che qualcosa fosse successa...per questo, il suo guardo cambiò di nuovo direzione. Lisa prese la parola.
L: ...e allora perchè Martin è stato qui?!
V: lui...ecco lui mi ha...mi ha fatto una proposta...ma non il genere di proposta che vi sta venendo in mente eh! una proposta...di lavoro...
Le due risposero ancora all'unisono: "UNA PROPOSTA DI LAVOROOO?????".
V: già...ecco, vedete...lui mi ha sentita suonare e cantare Enjoy the silence...e...gli sono piaciuta...e siccome stavano proprio cercando una voce femminile per una loro imminente produzione...Martin mi ha chiesto se mi interessava...tutto qui...
Non era esattamente tutto lì, ma Violante avrebbe voluto chiudere immediatamente il discorso. Era difficile raccontare tutti gli avvenimenti "di contorno"...
Vic: una produzione?? CANTERAI PER LORO??? canterai una LORO canzone?? ma è magnifico!!!...hai accettato, vero?...
Violante si voltò per l'ennesima volta, stavolta di scatto.
Vic: Violante...Violante dimmi che hai accettato...dimmi che non hai buttato l'occasione della tua vita!! Violante??
V: Ho accettato Vic...ho accettato. non senza perplessità...ma alla fine Martn...e-ecco...mi ha c-convinta...
In quel momenti, Lisa usci dallo stato di semi-schock nel quale si trovava.
L: PERPLESSITA??? quali perplessità?! questo è un sogno! oh Viola, sono così felice per te!
Si scaraventò commossa tra le braccia dell'amica. Violante ricambiò, ma la sua espressione sembrava tutt'altro che al settimo cielo.
Vic: hey non è che ci stai prendendo in giro? dalla tua faccia non si direbbe che il tuo gruppo preferito ti abbia chesto di cantare per loro...
Violante si staccò da Lisa, ed ancora una volta in imbarazzo si voltò dall'altra parte.
V: ..s-si, Vicky...è tutto apposto...sono molto, molto felice, credimi! sono solo molto stanca...
La sua voce divenne fioca. Parlava fissando il pavimento con aria preoccupata. E non passò inosservata alle persone che la conoscevano meglio di chiunque altro...
Vic: Non è vero. tu non sei contenta, e non stai così solo perchè sei stanca. ci credi stupide?
V: m-ma no...vi sbagliate ragazze...i-io...io vi giuro che...
Lisa non la fece concludere.
L: Viola, Vicky ha ragione...sei strana, ti è successo senz'altro qualcosa...avanti, parla...con noi sai di poterlo fare...
La giovane donna dalla pelle d'avorio guardò le altre due ragazze con i suoi giganteschi occhi blu oceano. Voleva dirglielo, voleva tanto confidare alle sue amiche l'esperienza più allucinante e più meravigliosa della sua vita...Ma aveva timore. Violante era una persona molto riservata...le sue amiche le raccontavano ogni cosa, anche quelle più sconvenienti. E anche lei non esitava a confidarsi con loro, a chiedere consigli, ma c'erano cose che preferiva tenere per lei e basta. Segreti che non poteva e non voleva rivelare a nessuno, neanche a loro. In quegli istanti di riflessione la ragazza si domandava insistentemente se gli accadimenti di quella sera riguardanti Martin facessero parte delle cose da poter confessare o dei segreti da tenere per se. "Uffa...maledizione...che faccio?! glielo dico? si glielo dico...NO! non posso! poi mi assillerebbero giorno e notte per farmi avanti con Martin, solo perchè ha mostrato un minimo di interesse per me...e se mi inducessero all'errore? mmmh...ma d'altro canto non posso tenermi tutto dentro! loro sono le mie migliori amiche, se non lo dico a loro a chi lo dico?! basta, ho deciso."
V: Ok...ad una condizione! che mi farete parlare fino alla fine senza interrompermi, e che successivamente non mi assillerete con le vostre stravaganti idee cercando di convincermi ad applicarle! chiaro?
L: ma queste sono due condizioni!
V: non importa! prendere o lasciare!
Vic&L: Va bene!
Violante prese il respiro più profondo che avesse mai preso, poi inspirò lentamente. Guardò con sguardo deciso le amiche, prese la sedia davanti allo specchio e si sedette. Accavallò le gambe e prese a parlare.
V: Vi dicevo che Martin mi ha vista cantare e suonare Enjoy the silence. Quando si è creato il trambusto per via della loro presenza in sala, Martin si è divincolato da quel groviglio umano...non chiedetemi come ha fatto! l'ho visto spuntare da sotto le gambe della gente...
Le sfuggì una risata ripensando alla scena. Lisa, che era poco abituata a rispettare le regole, non potè trattenersi dal parlare.
L: Ecco perchè Martin ad un certo punto è spartito!
V: LISA! Vi avevo chiesto di non interrompermi!
L: ehm...scusa...
V: Va bene...ehm, dove ero rimasta? ah si! mi sono vista spuntare Martin da quella bolgia...io ero ancora vicino al pianoforte...Lui ha fatto per avvicinarsi a me...e...i-io...
Vic: non dirmi che sei scappata piangendo....non dirmelo Violante.
Vicky oramai sapeva a memoria le reazioni di Violante in determinate situazioni. Era una persona che non reggeva molto le emozioni, spesso piangeva. Per paura, per tristezza, per felicità.
V: ok se vuoi non te lo dico! però è così...sono fuggita di corsa nei camerini, piangendo, come un'idiota...
Vicky si sbattè la mano sulla fronte come a dire "lo sapevo!", Lisa rimase ancora una volta a bocca aperta.
V: Ma non è finita qui...io mi sono chiusa nel mio camerino, mi sono seduta per terra dietro la porta, piangendo...ma Martin è venuto a cercarmi...ha sentito il mio pianto e mi ha chiesto di aprirgli...e dopo un pò mi ha convita...ho aperto la porta, e me lo sono trovato davanti...è stato così surreale...mi ha chiesto di farlo entrare...è entrato e mi ha detto che aveva una proposta lavorativa per me.
Le due amiche sorrisero emozionante, il racconto di Violante era talmente avvincente che pareva la trama di un film.
V: allora mi ha parlato di questa proposta...che consiste nel "prestare" la mia voce per una nuova canzone...che però non è stata scritta da loro...ma per loro...da un grande Cantautore italiano...Franco Battiato.
Lisa e Victoria furono ancora più felici, come la loro amica adoravano Battiato. Ma cominciavano ad essere confuse...la collaborazione di Violante doveva essere con i Depeche Mode, ma la canzone non era loro...in che modo i Depeche Mode c'entravano con quella produzione?
V: vi state chiedendo cosa c'entrano i Depeche Mode...vero?
Le due annuirono precipitosamente. Nei grandi occhi di Violante scese un tenue velo d'imbarazzo. si fece coraggio.
V: la canzone non prevede un'nterpretazione solo femminile...prevedere...un d-duetto...
L: duetterai con Martin?!?!
La rossa sobbalzò di felicità, dando per scontata la sua affermazione. Ma si sbagliava, e Vicky capì subito.
Vic: non è con Martin che dovrai duettare...non è vero?
Violante guardò stupita l'amica, e dopo qualche secondo annuì, osservando sconsolata il pavimento.
V: Dovrò duettare con Dave...Dave Gahan.
Pronunciò quella frase, e specialmente quel nome, tutto d'un fiato. Ad occhi chiusi. Con la sua immagine stampata nella testa. La sua voce cupa e calda le risuonò nella mente, peggio di un disco rotto, incantato. Maledizione, era stato favoloso la sera prima. Con tutto quello che aveva passato era riuscito a riemergere, a risorgere dalle sue stesse ceneri, più forte di prima. Ma un improvviso brivido di terrore la percosse letteralmente. Le mani gelarono. spalancò gli occhi, e tornò alla realtà. Le sue amiche saltellavano di gioia, a braccetto, per la stanza. Si fermarono e si risedettero. Vicky prese entrambe le mani della sua amica.
Vic: è fantastico Viola! finalmente avrai l'occasione di conoscere Dave e i Depeche Mode! e non ti dimenticherai della tua amica, veeero?!...hey, ma non sei felice?...ma tu...tu sei congelata...stai bene?
Violante sfilò le sue mani fini e bianchissime da quelle olivastre della sua migliore amica. si voltò da una parte, ma subito si alzo. diede le spalle alle sue amiche.
V: ragazze non ho finito.
L: che vuol dire che non hai finito? Martin è venuto qui e ti ha proposto di lavorare con i Depeche!...c'è altro??
V: SI! s-si...c'è dell'altro..
Aveva deciso che sarebbe stata del tutto sincera con loro, quella sera. E loro aspettavano sempre più impazienti il resto del racconto di quell'incredibile esperienza ravvicinata con un idolo assoluto.
V: e-ecco...io volevo rifiutare...
L: ma non hai rifiutato! ci hai subito ripensato ed hai accettato! è questo quello che conta...o no?...
V:...il fatto è che non ho accettato subito subito...non me la sentivo...ma...ecco...Martin è stato...molto convincente...
Vicky sobbalzò. Nessuno meglio di lei capiva certe situazioni, sin dal principio.
Vic: spiegati, anche se credo di aver capito...!
V: APRI BENE LE ORECCHIE SAPIENTONA, NON HAI CAPITO NULLA! non è successo nulla tra noi...o...o quasi, e-ecco...
L: COME QUASI?????? avanti, hai fatto 30, fai 32!
Vic: si dice "fare 31" Lisa..."fare 31" non "32"...
L: si si come ti pare! ci siamo capite!
V: voglio solo che sia chiaro che tra me e Martin non è successo nulla di rilevante...a livello pratico...diciamo che lui è stato molto d-dolce...con me...
A quel punto Violante raccontò alle amiche delle parole che il bel Martin aveva pronunciato per lei, e del modo nel quale l'aveva "ringiaziata" di aver accettato la sua, o meglio la loro, proposta...comprendendo anche il fatto che era in possesso del suo numero di telefono...quello personale. durante il racconto le tre ragazze accumularono i loro effetti personali, ringraziarono e uscirono dal locale. si diressero alla macchina di Victoria, con la quale erano arrivate al locale. la bruna si apprestò ad accompagnare a casa le amiche con la sua peugeot 207cc nera, lucida e fiammante.
Vic: vuole un appuntamento!
V: smettila...
L: ha ragione, lo vuole!
V: ti ci metti anche tu ora?!
Vic: ma mia piccola Viola, è evidente! e sono sicura che lo sai anche tu...Martin ti avrebbe guardata così, come calamitato, se non fosse stato attratto da te? e ti avrebbe dedicato quelle espressioni a dir poco poetiche se non avesse provato un interesse a prima vista per te?
V: beh...i-io...
L: concordo, si!
Violante sospirò lievemente. Si arrese all'evidenza, e si perse nei meandri dei suoi inumerevoli pensieri. Il suo cuore era dominato da sensazioni prorompenti e in forte contrasto. Considerava a pieno titolo ciò che le era appena successo veramente pazzesco, e meraviglioso. ma contemporaneamente vedeva quello che le stava per succedere come un ostacolo. non poteva pensare di farlo, non poteva pensare di duettare con lui...di cantare all'unisono con quella persona, e di guardarla negli occhi con l'intensita che solo chi è coinvolto anima e corpo nell'arte di quello che sta facendo può capire. si affacciò leggermente dalla carrozzeria della coupet cabriolet della sua amica, che in quel momento non aveva la cappotta. guardava la strada scorrere al suo fianco. come nella sua mente scorrevano veloci, quasi impercettibili, gli attimi del concerto, della sua esibizione al Violator, dell'incontro con Martin...i pali della luce si susseguivano provocando un rumore di spostamento d'aria, i fari delle macchine nel senso opposto illuminavano la sua faccia. il vento le scompiglava i capelli. ma nulla sembrava distoglierla dal groviglio mentale che si era creato nella sua testa. c'era qualcosa che le sconvolgeva l'anima, tutto passava in secondo piano. involontariamente due lacrime, una per occhio, le rigarono il viso. perchè aveva accettato? in cuor suo sapeva che per compiacere Martin si era addentrata in qualcosa di molto grande...
Nel frattempo Vicky era arrivata a casa di Lisa, la più "vicina" al locale. Ma Violante non si era neanche accorta che l'auto si era fermata. Le amiche cercarono di sveglairla dal torpore.
Vic: VIOLANTE?...lo so che ti piace stare aggrappata verso l'esterno alla carrozzeria della mia macchina, ma siamo arrivati da Lisa...e sta andando via.
V: eh? ah si... oh, scusate! ero assorta nei miei pensieri...
L: ce ne siamo accorte! dai ragazze, io vado a casa...sono esausta! e non vedo l'ora di addormentarmi per sognare il mio Fletch!
Le tre amiche risero all'unisono. Lisa uscì dall'auto e Violante passo nel sedile anteriore. La rossa la guardò intensamente e con dolcezza, e prima che si potesse sedere sul sedile passeggero l'abbracciò così forte quasi da stritolarla, come era solita fare. non aveva alcun problema a dimostrare tutti i suoi sentimenti. Lei non ne aveva paura, e Violante la "invidiava" molto per questo...
L: Vieni qui piccina! Vedrai che te la caverai benissimo...tu sei magnifica! e noi ti staremo vicine, come sempre...vero Vic?
Vic: Vero!
Dopo qualche istante si staccarono, guardandosi ancora negli occhi. Violante pensò di essere immensamente fortunata ad aver vicino delle amiche come loro. Lisa le accarezzò il viso, e le donò un sorriso che scaldò le gelide mani, oltre che il cuore, della ragazza dai profondi occhi blu. Stava per piangere. Era commossa. Letteralmente commossa.
V: ti voglio bene Lisa...
L: anche io cara! dai, me ne vado! mi sto addormentando in piedi! ciao Vicky!
Si avviò saltellando nel piccolo tratto di mattonato circondato dal prato inglese che precedeva la porta di casa sua, voltandosi brevemente a metà strada per mandare due baci, uno per una, alle due amiche.
Vic: dai Viola, monta in macchina! non vedo l'ora di rincasare anche io...domani ho un turno di lavoro pieno!
V: si, eccomi!
Si sedette, allacciò la cintura di sicurezza ed in un lampo l'auto sfrecciò per la strada. per tutto il viaggio, seppur breve, Violante stette in completo silenzio. non riusciva a riprendersi, nonostante gli avvenimenti per la verità non fossero poi così brutti, e nonostante il calore delle amiche. Vicky arrivò davanti alla grande casa in periferia di Violante. Inchiodò, al fine di dare una scossa all'amica, che ancora una volta era nel suo mondo. Dopo rise, divertita nel constatare che la sua idea aveva funzionato.
V: MA SEI IMPAZZITA??? potevo strozzarmi con la cintura!!
Vic: ihihihih...macchè! neanche avessi fatto un testacoda!
Ribattè la bella bruna con una linguaccia. Violante le sorrise, ma scostò ancora una volta lo sguardo, portandolo sul cruscotto nero dai particolari cromati lucidi dell'auto. Vicky non seppe cosa fare nell'immediato, riuscendo solo ad osservarla con malinconia, e cominciando a provare una lieve preoccupazione. Dopo qualche secondo ruppe quel fastidioso silenzio.
Vic: Violante, io sarò sincera con te...mi sono accorta che hai qualcosa di strano...hai delle strane reazioni quando si parla dei Depeche Mode. E non da ora...c'è qualcosa che ti turba? ti prego, parlarne ti farebbe bene...
Violante strinse la sua gonna di chiffon nei pugni, come a voler trattenere qualcosa che lei non voleva che sfuggisse. Poi si girò sorridente a guardare l'amica.
V: stai tranquilla, è solo lo shock della serata...e un pò di "ansia da prestazione"...emh, forse più che un pò!
Vic: capisco che per te questa sarà una prova tanto meravigliosa quanto impegnativa...sarà dura forse, ma tu hai tutti i mezzi per reggere la grande responsabilità di una collaborazione così importante! devi solo riuscire a controllare le tue emozioni...sei una persona sensibile, molto sensibile, e ti fai prendere dalle sensazioni. ma prendilo come un lavoro come un altro! lo so che dirlo è troppo semplice...ma tu domani chiamerai Martin come gli hai detto che farai, e canterai quella canzone, divinamnte. ok?
Violante esitò per qualche secondo.
Vic: Violante, è ok?...
V: si, tranquilla, è ok...
Si sorrisero, e Violante sganciò la cintura di sicurezza che la teneva ancorata al sedile. Uscì dall'auto, salutò con un gesto l'amica che scivolò via lungo la strada in rettilineo. Frettolosamente cercò la chiave del piccolo cancelletto di servizio nella borsetta nera. Non sarebbe entrata dall'entrata principale. L'ultima cosa che voleva in quel momento era trovarsi i genitori davanti alla porta del suo appartamento, che festanti le chiedevano ogni dettaglio su come era andata la serata, che francamente non aveva voglia di raccontare più a nessuno. Violante viveva in un grande casa indipendente, divisa in tre appartamenti. Fino a poco tempo prima viveva con i genitori, ma avendo una gigantesca taverna, pur di tenere vicina la loro figlia minore, la sua mamma aveva fatto ricavare un piccolo appartamento dai 2/3 della taverna. non era molto grande, ma per Violante era perfetto. poteva stare vicina alla sua famiglia, ma avere la sua indipendenza. Al piano terra abitavano i suoi genitori, Franco e Grace. Grace era una ex infermiera, di origine inglese. non praticava più ufficialmente, ma offriva ugualmente la sua assistenza gratuita ai meno abbienti e più bisognosi. Franco, suo marito, era un comandante dell'arma in pensione, ma nonostante l'educazione rigida e cristiana era un padre molto permissivo e generoso, ed un marito premuroso. stavano insieme da più di 20 anni, ma ogni giorno era come il primo. Al piano superiore, con un entrata a se stante, si trovava l'appartamento della sorella maggiore di Violante, Amelia, che viveva insieme a suo marito Matteo e alla loro bambina di 4 anni, Ottavia. Violante ed Amelia non erano figlie dello stesso padre...nè della stessa madre. Amelia era figlia di Franco. La sua madre biologica morì dopo pochi mesi dalla nascita di Amelia, e Franco dovette crescerla da solo. Grace e la sua piccola Violante erano accomunate a Franco ed Amelia da un destino abbastanza simile...Grace aveva avuto la bambina da un uomo che non l'aveva mai voluta, e che sin da quando seppe che Grace era incinta le aveva abbandonate entrambe. Poi Grace, durante un turno di lavoro all'ospedale di Brentwood nel quale lavorava, incontrò un uomo estremamente affascinante, dalla carnagione olivastra, i capelli scuri e gli intensi occhi verdi, del quale si innamorò e che visse con lei e la sua bambina per quasi 4 anni. Violante lo considerava suo padre. Era talmente piccola quando quell'uomo era entrato nella vita di sua madre...e nella sua. Ma quell'uomo non fu poi tanto buono come voleva dare a vedere...durante i primi anni di vita insieme era molto presente, diceva di voler adottare la piccola Violet...come la chiamava lui. diceva di voler sposare sua madre...ma dopo 4 anni tutto cambiò, tutto era degenerato e la situazione si era fatta pesante, troppo. Grace portò via se stessa e soprattutto la sua piccola Viola da quell'inferno travestito da paradiso...ed un giorno incontrò Franco, un Colonnello italiano trasferitosi con sua figlia di 8 anni a Sheffield (un piccolo quartiere periferico ai margini di Brentwood, dove anche Grace e Violante abitavano) per un anno di servizio speciale all'estero, al fine di raggiungere l'ultimo e più alto grado di Generale, e tornare in Italia. L'uomo s'innamorò seriamente di Grace, per la prima volta dopo la morte della sua prima moglie e madre di Amelia. Dopo molto corteggiamento, superata la diffidenza di Grace per la brutta esperienza appena passata con il precedente compagno, e conquistata la fiducia della piccola Violante, le portò con se in Italia, per poi sposare la donna ed adottare la bambina, rendendo oltretutto felice sua figlia Amelia per aver ritrovato la stabilità di una famiglia e l'affetto di una mamma.
Finalmente, dopo tanto penare, Violante pescò la chiave giusta dalla borsa.
V: questa borsa è un vero e proprio casino...Dio che stanchezza...fortuna che domani non devo lavorare...
bisbigliò, per non farsi sentire da nessuno. La bella Violante lavorava in un asilo/ludoteca come educatrice professionale. adorava il suo lavoro...i bambini erano la cosa, oltre la musica, che la faceva stare davvero bene. specie la sua piccola Ottavia, la sua adorata nipote.
Scese i sei scalini esterni che la separavano dalla porta del suo piccolo appartamento, il suo piccolo mondo. fece per infilare la chiave, quando sentì qualcosa di estremamente morbido e peloso che la si strusciò sulle gambe, e di seguito un flebile miagolio.
V: Blackened! sei tu piccola mia! mi stavi aspettando? tesoro...
La ragazza si inginocchiò nelle tenebre che avvolgevano il suo giardino, e con dolcezza accarezzo Blackened, la sua gatta nera dai grandi occhi azzurri, proprio come i suoi.
V: dai piccola, entriamo e mettiamoci a letto, mammina è esausta...
 
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DarkAdri53
view post Posted on 21/8/2010, 13:07




Il padre mi ricorda tanto qualcuno... E mi sorge un sospetto...
 
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Pleasure Little Treasure
view post Posted on 21/8/2010, 13:35




anche a me piace :)
 
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*Darkest*
view post Posted on 21/8/2010, 14:10




CITAZIONE (DarkAdri53 @ 21/8/2010, 14:07)
Il padre mi ricorda tanto qualcuno... E mi sorge un sospetto...

ihihih :P

comunque sono contenta che piaccia finora...è ancora in alto mare eh XD più che una fanfic sta diventando un libro :x XD però tengo molto a questa fanfiction...vuoi perchè non ne ho scritte altre XD vuoi perchè ho perso ore di sonno per cercare di scremare ed articolare tutte le idee che mi venivano! XD tra poco posterò il resto di quello che ho scritto, e poi bisognerà attendere che scriva il proseguo :ph34r: :P
 
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*Darkest*
view post Posted on 21/8/2010, 17:50




Si apprestò per la seconda volta ad infilare la chiave nella serratura, ma una voce dall'alto la interruppe. Una ragazza dai lunghi e lisci capelli castani, in perfetto ordine, parlò dal piccolo balcone che sovrastava la porta dell'appartamento della bionda pianista. Era Amelia, sua sorella.
A: Fatto tardi??
Violante si spaventò, alzandosi di scatto e sbattendo la testa ad un vaso penzolante appeso al ramo di un albero del grande giardino.
V: maledetto vaso, domani giuro che lo disintegro! e tu vuoi abbassare le voci?! non vorrai svegliare Matteo e Ottavia?...e soprattutto io non voglio che mamma e papà si sveglino...e se sono svegli non voglio che si accorgano della mia presenza...
La sorella la guardò con un aria perplessa, il suo volto era illuminato solo dal tenue riflesso lunare.
A: tutto bene sorellina? sembri strana...
V: non ho nulla...sono solo molto stanca...non vedo l'ora di infilarmi nel mio let..uuuoaaaaahhh...mmh, nel mio letto...
Lo sbadiglio non fece concludere la frase a Violante. Amelia sorrise.
A: va bene, mi fido...domattina accompagni tu Ottavia alla ludoteca? che turno hai?
V: no domani non lavoro...ho la giornata libera...comunque accompagno lo stesso la bambina. vado... a domani.
A: va bene, la preparo e la mando dalla mamma alle 8, io e Matteo dobbiamo uscire a quell'ora...notte!
V: si, notte, notte...
Disse Violante con tono incolore e disinteressato. Amelia rimase interdetta, poi rientrò in casa. violante aprì finalmente la porta di casa sua, dalla quale usciva un delicato profumo di rose. al centro del tavolo della piccola cucina c'era un vaso di vetro, con un grande mazzo di rose rosse.
V: questo profumo di rose?...ma quelle sono...rose rosse...
La giovane si avvicinò al tavolo, notando che appoggiato sopra il mazzo c'era un biglietto: "100 rose rosse non bastano ad eguagliare la bellezza della più bella delle rose...auguri Viola. Mamma e Papà.".
V: che carini...domani li ringrazierò a dovere...
Quel gesto così gentile l'aveva tirata su. Prima di uscire aveva avuto una piccola discussione con suo padre in merito al fatto che per la prima volta non passasse la cena del suo compleanno con la sua famiglia.
V: questo vuol dire che papà non se l'è presa poi tanto per stasera...meglio così...
Gli sbadigli erano sempre più frequenti, oramai Violante avanzava per inerzia verso il bagno, per cambiarsi ed andare finalmente a riposarsi, meritatamente. infilò la vestaglietta di seta nera; non le interessava essere sexy, ma la seta era così fresca d'estate. aprì la porta della sua camera, accese la luce e notò immediatamente un altro mazzetto di fiori, riposto ordinatamente sul letto, legato da un nastro di raso nero. un altro bigliettino gli giaceva al fianco. Violante lo lesse: "le rose saranno pure belle, ma tanto lo so che son questi i tuoi fiori preferiti! li ha colti personalmente Ottavia...spero ti piacciano! buon compleanno sorellina.". Ovviamente il pensero stavolta era da parte di Amelia...e della piccola Ottavia.
V: ma sono violette e margherite! sono bellissime...
Violante prese un vasetto d vetro blu, lo riempì di acqua fresca e vi ripose accuratamente le violette e le margherite, andandole poi a sistemare in cucina, sul grande ripiano in pietra e muratura che divideva la cucina e l'angolo cottura dalla "zona living" dove si trovavano il divano e il televisore. Sorridendo osservò un'altra volta i regali che aveva ricevuto, pensando che considerando anche il resto della serata quello era stato senz'altro il compleanno più singolare della sua vita. scostò le lenzuola quanto bastava per infilarsici dentro, e dopo l'ennesimo grosso sbadiglio, lo fece. La sua gatta Blackened, dopo aver ricevuto il bacio della buonanotte da quella che considerava la sua "mamma", si accoccolò ai piedi del letto, come ogni notte.
V: chissà se riuscirò a dormire stanotte...che diamine di serata assurda! Domattina appena sveglia lo chiamo...devo chiamare Martin...mmh.. Martin...
Con quelle parole cadde in un giusto e più che profondo sonno. Ora sia Martin che Violante dormivano, profondamente...aspettando il promettente domani.
Anche Dave dormiva, finalmente. Fino a che all'incirca alle 3 di notte uno stimolo lo sveglia, anche se il bel moro non ha alcuna voglia di alzarsi.
D:..mmmh...uuhmm...mi sto pisciando, che cazzo...mmh...devo alzarmi...
Con pochissima convinzione si sollevò dal letto, dirigendosi verso il bagno quasi barcollando.
D: mmh...maledetta vescica...credo che comincerò a portare il pannolone per non dovermi alzare la notte...
Una volta espletati i suoi bisogni, si voltò verso il lavandino, aprì l'acquà fredda, si lavò le mani e successivamente si sciacquò il viso due, tre volte. Si guardò allo specchio. Fissò il suo riflesso. Tirò indietro i capelli, inumidendoli, continuando a guardarsi negli occhi. Quando un flash lo spaventò. L'immagine di una ragazza nello specchio, quella ragazza. Quegli occhi profondi come gli abissi di un oceano. Ma questa volta non c'era terrore nel suo sguardo. Dave, visibilmente scosso, uscì frettolosamente dal bagno, chiudendo rumorosamente la porta dietro di se. Restò immobile per qualche secondo, poi avanzò e si sedette sul letto.
D: calmati Dave, calmati...è stata solo una sorta di visione...sei ancora mezzo addormentato...ora ti rimetti a letto e ti riaddormenti...
Si sdraiò, sperando con tutto se stesso di non passare neanche un solo secondo come la notte precedente. prese a fissare il soffitto, con inespressività. Mille pensieri cominciarono a vagargli per la testa.
D: che mi prende ultimamente? sono impressionabile, ho le visioni...starò uscendo fuori di testa?!...oh Dio mio...devo cominciare ad andare da uno strizzacervelli forse?...mmmh...
Il fascinoso David, con aria timorosa ed interdetta, si girò su di un fianco.
D: ...è cominciato tutto da te, misteriosa ragazza...mi hai destabilizzato, proprio quando stavo ritrovando me stesso...chissà chi diamine sei...so solo che sei incredibilmente bella...
Dave chiuse gli occhi senza neanche rendersene conto. Prima di addormentarsi pronunciò un'ultima frase.
D: mmh...devo dimenticarti...
Si riaddormentò così, pensando a quella creatura che l'aveva sconvolto. Ma in una maniera diversa dal solito. Non era una spiacevole ed opprimente sensazione, ma una dolce ossessione...che gli avvolgeva il corpo e gli riempiva la mente.
Un altra notte passò, ed il sole sorse puntuale ed estremamente caldo su Milano. Una sveglia suonò puntuale come nonmai. 7:15 del mattino. Una ragazza dai lunghi capelli arruffati la disattivò, non sopportandone più il petulante suono.
V:..mmmh...uffff....è già ora...io ho un maledetto sonno pazzesco! mmmh...
La fedele gatta Blackened si avvicinò zompettando sul letto per dare il buongiorno alla sua padrona.
V: hey! buongiorno piccola...uuuoaaaaaah...mmh...la mamma và al bagno, ho bisogno di una doccia...
E dopo un largo sbadiglio si spogliò ed entrò in doccia. L'acqua scorreva rapidamente sulle sue delicate ma sinuose forme. Era una magnifica sensazione quella dell'acqua fresca e limpida sulla pelle. Era un'estate torrida nella media, ma l'afa si faceva sentire già di primo mattino. La temperatura dell'acqua la fece lievemente rabbrividire. Poi si voltò a guardare le confezioni di bagnoschiuma sulla mensolina all'angolo.
V: mmmmmh...vediamo...che bagnoschiuma posso usare oggi? mora e frutti rossi, cocco, talco...no! ho deciso, muschio bianco!...a Martin piacerà il muschio bianco?!
Ridacchiò da sola, e si sentì anche un pò cretina. Il sonno ristoratore forse era riuscito a farle dimenticare le preoccupazioni di quello che avrebbe dovuto affrontare quel giorno. Uscì fischiettando dalla doccia, poi prese perfino a cantare.
V: it's a question of lust, it's a question of trust, it's a question of NOOOOOT LETTING WHAT WE'VE BUIIILT UP CRUUUMBLE TO DUUUST! it is all of this things and mooore...
Si bloccò di colpo. Senza rendersene nemmeno conto si trovò in camera sua, con indosso il solo asciugamano, a fissare un poster incorniciato dei Depeche Mode. Periodo Song Of Fate And Devotion. la foto è in bianco e nero, Dave e Martin sul davanti. alla sinsitra di Dave c'era Alan, alla destra di Martin invece Fletch. Violante fissò intensamente Dave. Aveva un'espressione tesa, seria, attraverso la quale la ragazza riusciva comunque a percepire l'enorme sofferenza patita in quel periodo dal front-man. La tristezza rapì il cuore di Violante, per qualche lungo, immenso secondo.
V: it is all of this things and more...that keep us together...
Stavolta non cantò. la sua voce era malinconica, rotta dalla tristezza, stava ancora per piangere. Un brivido corse lungo la bianca schiena della ragazza.
V: non è il momento di perdersi in queste cose...devo sbrigarmi, devo accompagnare Ottavia! e devo...chiamare Martin.
Disse in un misto di ansia ed eccitazione. Si apprestò ad andare verso l'armadio per scegliere cosa indossare.
V: come mi vesto?...devo considerare che potrei incontrare Martin...quale sarà il suo tipo?!
La pianista si intrufolò per 2/3 nel grande armadio e cominciò a scaraventare sul letto miriadi di capi d'abbigliamento.
V: questo no...questo neppure...questo?!...naaaah...trovato!
Tirò fuori un vestitino nero con bordi di pizzo e scollatura. Ma si demoralizzò in fretta.
V: no...non và bene...troppo audace...non è il caso...al diavolo, viva la semplicità!
La giovane infine optò per una canotta nera dei Rolling Stones, un paio di shorts di jeans, un paio di all star nere e bianche. ci aggiunse il piccolo "sfizio" di una fine cinta borchiata. Poi passò ai capelli. Davanti al grande specchio del bagno provò mille pettinature improvvisate, ma nessuna la soddisfò in pieno.
V: ok, niente pettinature...capelli sciolti e fluenti!
Prese dall'armadio una borsa nera in stoffa, con una lunga tracolla e piena di spille di ogni tipo.
V: questa è perfetta.
Disse sorridendo. Dopodichè si appresto a salutare Blackened e ad uscire dalla porta. Risalì le scale che la portarono al giardino, e attraversò il tratto laterale adiacente all'edificio che separava casa sua da casa dei suoi genitori. entrò dalla portafinestra della cucina, che era spalancata. Una donna bionda, di mezza età ma giovanile, era ai fornelli della grande cucina in pietra. Era Grace, la madre di Violante.
V: buongiorno Mumy!
G: buongiorno tesoro! un bacio non me lo dai?
V: mmmh, vabene...
La ragazza si avvicinò alla donna, che si tese leggermente verso di lei per ricevere il bacio richiesto. Dopo Violante si sedette al grande tavolo in legno massello.
V: ho una fame...
G: tra poco è pronta la colazione tesoro...
V: Papà?
G: è al bagno...sta per arrivare.
V: ok...volevo ringraziarvi entrambi per le rose di ieri sera...sono bellissime!
Dal grande arco divisorio situato tra la cucina e la gigantesca sala spuntò un uomo alto, di media corporatura, capelli e baffi brizzolati, con un quotidiano in mano. Era Franco, il marito di Grace e padre adottivo di Violante. la ragazza lo notò, e lo salutò sorridendo.
V: Buongiorno Papà!
Fr: chi non muore si rivede...divertita ieri sera?
G: Franco!
V: Eddai Papà! sei ancora arrabbiato? comunque si, mi sono divertita ieri...parecchio...
Violante arrossì lievemente, ripensando alla serata...e a Martin. Poi si avvicinò al padre e gli diede un bacio sulla guancia.
Fr: ora non sono più offeso!
V: io si che sono convincente! ah, grazie per i fiori di ieri...sono bellissimi, mi ha fatto molto piacere riceverli...
Fr: Tutti meritati bambina mia, tutti meritati...
La ragazza sorrise dolcemente a quell'uomo che le aveva fatto da padre da quando era solo una bambina di 4-5 anni. Grace portò la colazione in tavola.
G: eccoci, la colazione è servita!
V: Amelia, Matteo e Ottavia non vengono per colazione?
A: chi mi chiama?? ah, è solo quella darkettona punk di mia sorella!
Mat: buongiorno a tutti!
I tre si voltarono verso l'arco divisorio, e scorsero Amelia che si avvicinava con un ragazzo alto, magro, capelli rasati. Era Matteo, marito di Amelia e padre di Ottavia. I due coniugi si accomodarono al tavolo. Violante, distratta a dare il buongiorno ai due nuovi arrivati, non si accorse che una presenza le tendeva un agguato alle spalle. La piccola Ottavia, di 4 anni, avanzava silenziosa dietro la sedia nella quale era seduta la ragazza. La bimba era bellissima, carnagione bianchissima, capelli neri e lisci in uno sbarazzino caschetto corto, portava sempre un cerhietto colorato. Occhi blu, molto simili a quelli di sua zia, anche se ai fatti tra loro non c'era alcun legame di sangue. Allungò le manine e frettolosamente prese ridacchiando a solleticare i fianchi della giovane zia.
V: aaaaaaaah piccola birbante! adesso ti faccio vedere io, ti mangio! ma di baci!
Prese la bimba in braccio e tra una coccola e l'altra le diede il buongiorno.
O: ciao zia!
La famiglia cominciò la colazione in allegria. Amelia si rivolse a suo marito.
A: amore, noi dobbiamo scappare, siamo in ritardo.
Mat: mmh, hai ragione! Ottavia tesoro, dai un bacio a me e alla mamma, che dobbiamo scappare! Viola siamo d'accordo? accompagni tu Ottavia?
V: certo! alle 8:30...ma che ore sono?
A: sono già le 8, e noi scappiamo, ciao a tutti!
Tutti salutarono. Viola tornò a fare colazione come tutti, ma improvvisamente si alzò di colpo dalla sedia scaraventandola per terra.
V: SONO LE 8???? devo fare una telefonata!!!!! me ne stavo dimenticando!!!!!
Franco, Grace e la piccola Ottavia rimasero sbalorditi. Violante prese il telefono cellulare dalla borsa e si allontanò velocemente in giardino. la mamma le urlò dietro.
G: Violante! ma và tutto bene??
V: si mamma, mi stavo solo dimenticando di una cosa importante! scusatemi torno subito!
Violante prese dal portafogli il biglietto datole da Martin la sera prima. Compose il numero, e con qualche esitazione portò l'apparecchio all'orecchio. Dall'altra parte della cornetta, il telefono squillava insistentemente, ma Martin era ancora in un pesante dormiveglia.
M: mmmmh...
Il telefono continuò a squillare, ancora e ancora. Violante dall'altra parte cominciava a disperare. Martin si decise, allungò un braccio ed afferrò la cornetta del telefono.
M: mmmmh...chi è che rompe?
Violante spalancò gli occhi. iniziava ad imbarazzarsi, e non avevano neanche cominciato a parlare. voleva chiudere il telefono e mollare tutto, ma cambiò idea.
V: M-Martin...sono Violante...
Martin sussultò, e si alzò di scatto.
M: VIOLANTE!!! sei tu!!
V: ehm...si...ti ho disturbato non è vero?
M: no!! no ma che dici! questo è stato il più bel risveglio dell'ultimo periodo!
Violante rise. Martin si era svegliato di colpo e col batticuore, ma gli era piaciuto da impazzire.
V: s-senti...io ho la giornata libera oggi...se vuoi e se il resto del gruppo è disponibile possiamo incontrarci...ehm...sempre se non avete altri impegni...
M: impegni?! ma scherzi?? abbiamo appena finito il tour, se non abbiamo del tempo libero ora! senti...mi hai detto che hai la giornata libera...
V: si...è così...
M: beh...che ne diresti se ti portassi allo studio nel pomeriggio, e io e te ci facessimo un giro per milano stamattina? poi mangiamo un boccone per pranzo, e andiamo a conoscere gli altri...ti và?
Violante si sentì svenire. Ora non poteva negarlo, Martin voleva un appuntamento. respirò profondamente, più e più volte, si sedette su una panchina in pietra. Attimi di silenziosa attesa. Un certo imbarazzo cominciava ad aleggiare, e Martin se ne accorse. Nella sua mente continuava a ripetersi "accettaccettacettacettacettaccetta". Così, determinato al massimo a passare del tempo con lei, tentò di "provocarla".
M: Violante...se non ti và non importa eh...non devi sentirti obbligata...se vuoi ci vediamo direttamente agli studi e...
V: VA BENE! ehm...va bene...accetto Martin!
Violante aveva appena accettato un appuntamento con Martin Lee Gore, QUEL Martin Lee Gore. E non poteva crederci. Martin scostò l'apparecchio telefonico dall'orecchio e cominciò a saltare sul letto. Poi si ci gettò, riprendendo il telefono e riportandolo all'orecchio.
V: Martin? ci sei ancora?
M: si si! è solo che non vedo l'ora di vederti...
Disse Martin con tono dolce ed entusiasta. Violante sentì il terreno sotto i piedi mancarle, e lo stomaco in subbuglio.
V: ehm...bene...allora...vengo a prenderti al tuo albergo, usciremo con la mia macchina...saremo, o meglio sarai, meno esposto ai tuoi scatenati fan...alloggi all'hotel Baglioni, vero?
M: si esatto! facciamo...per le 10?
V: è perfetto...perfetto...
M: benissimo! ti aspetto nella hall...chiedi di me alla reception, avvertirò di farmi chiamare se a cercarmi sarà una splendida ragazza...
Violante credeva di non poter reggere più. a stento rispose al biondo Depeche.
V: o-ok...allora ci vediamo alle 10 all'hotel Baglioni...a dopo..Martin...
M: a dopo, angelo...
Martin riattaccò. Violante rimase col telefono vicino all'orecchio, intorno a lei c'era un umida afa ma lei si sentiva gelare. si alzò dalla panchina, e con una mano in testa cominciò a ripetersi "non è possibile...non è possibile...no! non è possibile!". una voce di donna arrivò dalla portafinestra della casa sino al giardino, nel quale Violante camminava nervosamente avanti e indietro senza sosta. non percepiva nulla, neanche la voce della mamma, che preoccupata la chiamava. Grace si fece sentire meglio.
G: Violante??? ma insomma che ti prende???
Violante si girò di scatto.
V: mamma...oddio devo tornare dentro!
Corse verso la cucina, per raggiungere la sua famiglia.
V: scusate, davvero! dovevo fare una telefonata importante..
O: a chi zietta?
V: ehm...nulla di importante tesoro..heheh!
G: sicura che và tutto bene?
V: si mamma, te l'ho detto...e tu papà non guardarmi così! è tutto ok! ma che ore sono?
Fr: sono le 8:20, e se non ti sbrighi Ottavia farà tardi alla ludoteca.
V: COOOSA?!?!?! oh Dio è tardi!!! Ottavia tu hai finito di mangiare?
O: si zia!
V: ok allora prendi lo zainetto tesoro, ti accompagno subito in ludoteca!
La bimba scivolò giù dalla sedia e corse nel soggiorno a prendere lo zainetto. Violante si rivolse ai genitori.
V: oggi ho...parecchie cose da fare...non torno per pranzo, e forse neanche per cena. andate voi a prendere Ottavia alle 12 alla ludoteca?
G: ok...ma oggi ti vedo troppo..distratta!...ci stai nascondendo qualcosa?
Violante avvampò.
V: n-no, no...tranquilli! è solo che ho delle cose da fare...
Fr: ...e con chi?
V: ehm...con Vicky!
La bambina si presentò al fianco della zia, picchiettandole la gamba.
O: zia io sono pronta...andiamo?
V: si amore di zia, ora andiamo!
Ottavia schiocco un bacio al nonno e uno alla nonna, salutò e festante uscì dalla porta principale, saltellando per il piccolo viale alberato, raggiungendo l'auto di Violante.
V: vado, Ottavia è davanti alla macchina...ciao!
G: ciao amore! buona giornata...
Franco guardò la moglie, perplesso. Grace se ne accorse, e sorrise con aria divertita.
G: che c'è?
Fr: hai capito qualcosa che io non ho capito?
G: cosa intendi dire?
Fr: ah, non lo so...so solo che Violante stamattina era particolarmente strana...dici che dobbiamo preoccuparci?
G: no...non c'è da preoccuparsi...ma per come ti consoco a breve potresti essere geloso della tua bambina...
Asserì Grace, ridacchiando mentre sparecchiava la tavola.
Fr: eh? che cosa vuoi dire?? ha un ragazzo???
G: io non ho detto niente!
Fr: mmmh...
Franco riprese a leggere il giornale. Grace, col sorriso stampato sulla faccia, aveva già abbondantemente capito.
Violante aprì la macchina, partì ed accompagnò sua nipote davanti alla ludoteca.
V: eccoci qua! divertiti piccola!
O: zia vieni a prendermi all'uscita?
V: no amore...oggi non posso...ho...ho da fare!
O: mmmh...devi uscire con un ragazzo zia??
V: eh?!
O: vi baciate?? a me fa schifo baciare i maschi!
V: Ottavia!! avanti march, la Maestra Isabella ti sta aspettando sulla porta, su!
O: la zia Viola è fidanzata! la zia Viola bacia un ragazzo! ciao ciao!
Violante rimase sbalordita, e non fece in tempo a rispondere alla sua nipotina che la bimba scese dall'auto e corse verso la maestra, e poi dentro la ludoteca.
V: ma guarda un pò...i bambini di oggi! io a 4 anni non sapevo quest....
Si arrestò. non riuscì a proseguire la frase. ripensò ai suoi 4 anni, ed un grande senso di disperazione e vuoto la pervase. stava per piangere, quando si sfregò gli occhi con le mani ed accese il motore dell'auto.
V: non devo pensare...ho un appuntamento, l'appuntamento della mia vita...e non posso certo presentarmici col muso.
Inserì la prima marcia e si mise in cammino. mentre viaggiava nella sua Mini Cooper rossa, pensò a dove avrebbe potuto portare Martin quella mattina.
V: mmmh...vediamo...qualcosa di non troppo noioso, nè impegnativo...ma neanche un posto scontato tipo via Monte Napoleone!...nella quale sarà sicuramente già stato...e poi lo assalirebbero! no...meglio di no...
Pensò, ripensò e ripensò ancora. finchè un idea fulminante le frullò in testa.
V: posso portarlo da Vicky al parco fuori città! è un posto tranquillo, il parco è bellissimo, e Vicky sarà al settimo cielo! ora accosto e le mando un SMS.
Sostò in una piazzola di sosta, afferrò il telefono cellulare Sony Ericsson GF768 di colore blu acquistato da una settimana scarsa (e che Violante aveva regalato anche alle altre 2 amiche, per Vicky nero, e per Lisa giallo) dalla borsa e scrisse: "Passo da te stamattina...con un ospite...! preparati...e trattieniti dalle tue solite scenate! a dopo! ;)"
 
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DarkAdri53
view post Posted on 21/8/2010, 18:10




La prima FF è quella che ti è più cara. Qui lo pensiamo tutte. image image
Aspetto il seguito
 
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*Darkest*
view post Posted on 21/8/2010, 18:44




Negli stessi istanti una testa biondissima e riccia spuntava da sotto un lenzuolo. Martin, disteso sul letto matrimoniale della sua camera, era ancora fisicamente sotto le "coperte", ma la sua testa era decisamente tra le nuvole...anzi, in paradiso. Scostò leggermente il lenzuolo e diede un occhiata alla sveglia sul comodino.
M: sono le 8:45...chi ha tempo non aspetti tempo! così magari riesco ad incontrare gli altri! e Dave...
Lo sguardo limpido del ragazzo si fece per qualche istante pensieroso e malinconico. Dopo qualche secondo sollevò le lenzuola e si alzò, stiracchiando tutto il corpo una volta in piedi. Entrò nel suo bagno personale, si denudò completamente, e canticchiando addirittura "What's your name?" da Speak And Spell, entrò in doccia. S'insaponò per bene, poi si sciacquò, e sempre cantando a squarciagola allungò un braccio fuori dalla porta a vetri della doccia, afferrando un morbido e profumato asciugamano.
M: adoro la sensazione che ti dà l'essere asciutto e pulito! ed ora, alla valigia!
Con notevole sforzo tirò su la grossa valigia nera, riponendola sul letto. L'aprì, e con una mano sul mento assunse un'aria dubbiosa.
M: vediamo...cosa posso mettermi? voglio essere estroso e particolare, farmi notare...ma non voglio essere esagerato!
Cominciò a spulciare freneticamente nella valigia, tirando fuori di tutto e di più: paiettes, borchie, vestiti in pelle, maglie retate, bretelle, catene...e anche qualcosa di più "terreno", jeans, pantaloncini, magliette di ogni tipo, camicie...alla fine pescò una maglia rossa.
M: oddio, la mia maglia dei Sex Pistols! saranno anni che non la indosso...mi sembra perfetta!
Sorrise soddisfatto. La abbinò con un paio di pantaloni neri e delle converse nere coi lacci rossi. Pensò un attimo se mettersi una leggera matita agli occhi, e alla fine decise di osare. si guardò ancora una volta allo specchio, ruotando su se stesso a 360°. una volta totalmente convinto della scelta degli abiti, ma soprattutto di se stesso, prese il portafogli e le chiavi, e uscì dalla porta.
Qualche stanza più avanti un'altra porta si chiuse. Martin, che si stava sistemando il portafogli nella tasca posteriore del pantalone, alzò di scatto la testa. Vide avvicinarsi un ragazzo. Moro, alto e snello, canotta nera aderente, gilet in pelle scura, jeans chiari con alcuni strappi sulle ginocchia, ed occhiali a goccia scuri sugli occhi. Martin, dopo averlo riconosciuto, gli corse incontro, saltandogli letteralmente in braccio.
M: DAVEEEEEE!!!!!! che bello vederti!
Dave, inizialmente spaventato per l'inaspettato benvenuto, dopo qualche istante ricambiò l'abbraccio girando su se stesso, facendo girare anche Martin che teneva in peso.
D: hehe, Mart! che accoglienza!
Sempre sostenuto da Dave, Martin si scostò leggermente per guardare in faccia il moro. Sorridente più che mai, gli alzò gli occhiali da sole sulla testa e gli diede un rumoroso bacio sulla guancia.
M: i tuoi occhi sono freschi e riposati...e sempre molto belli! mi sei mancato David...e sono felice di vederti!
D: hey, sai che sei diventato pesante biondino? negli anni 80 quando mi saltavi addosso non eri così pesante! devo portarti con me a fare jogging!
Martin sciolse le gambe dalla schiena di Dave, e rimettendo i piedi per terra si finse offeso.
M: AH AH, molto divertente signor "ho il corpo più perfetto dell'intero pianeta"!
D: che c'è? ora ti sei offeso? la verità fa male caro!
M: sei un cretino, Gahan!
I due risero di gusto. Camminando per il corridoio, abbracciati come due amici che non si vedevano da 20 anni, presero a parlare.
D: allora biondo, che hai fatto ieri sera? Divertiti in giro per Milano?
Martin, lievemente imbarazzato, abbassò lo sguardo. gli venne in mente la creatura meravigliosa conosciuta il giorno prima.
M: ehm...si! direi che ci siamo piuttosto divertiti...ah! sapevi che abbiamo dei locali intitolati ai nostri album sparsi per tutta l'europa? ieri io e Fletch siamo stati al Violator, il locale di Milano per l'appunto!
Dave si bloccò di colpo, rischiando di far cadere Martin all'indietro.
D: come hai detto?! non posso crederci!
M: credici amico! è stato magnifico...davvero meraviglioso...
Martin guardava davanti a se con un sorriso lievemente ebete, sospirando intensamente.
D: è davvero così bello il locale? hai un aria sognante e svagata...
Martin sobbalzò, stavolta fu lui a bloccarsi di scatto. Dave lo guardò intensamente, l'aveva capito guardando la sua faccia solo per qualche secondo che c'era dell'altro...
M: i-io? sognante e svagato?...ma è la normalità! mi conosci, io sono sempre sognante!
D: si ma sei strano...un momento prima sei euforico e saltellante, ed un momento dopo sei talmente abbandonato agli intensi pensieri nella tua testolina bionda che non ti accorgeresti neanche di King Kong che ti chiede insistentemente un autografo...e quando sei così lunatico, c'è una sola spiegazione...
Il biondo si sentì "colto inflagrante" e guardò timoroso Dave negli occhi verdi, mentre Dave aspettava che l'amico sputasse il rospo. Martin, imbarazzato, si guardò le scarpe. Sciolse l'abbraccio con Dave, e si mise le mani in tasca. David per lui era molto più che un amico o un compagno di gruppo. In una tiepida sera di molti di anni prima si erano giurati eterna sincerità, e da allora Martin gli confidava tutto, ogni sua paura, ogni sua ossessione...e con non poca difficoltà, ogni suo invaghimento. ma stavolta sentiva un blocco particolare. Dave rimase interdetto.
D: Mart...ora sono io a chiederti che succede. anche se francamente un pò me lo immagino...
Dave lo guardava con sguardo serio, troppo serio perchè Martin potesse avere il coraggio di ricambiarlo. Il moro lo prese per le spalle e lo girò verso di se.
D: Martin...parlami.
Mart continuava a tacere. e continuava a guardare il pavimento. Si sentiva sull'orlo del pianto, e non voleva pensare al perchè. Dave fece un respiro profondo, poi prese il mento di Martin tra le mani e volse il viso del biondo verso di lui, guardandolo dritto negli occhi.
D: Martin, guardami e parlami. per favore.
Martin si sentì ipnotizzato dagli occhi del front man. Dopo tanti anni ancora si chiedeva da dove attingesse tutto il fascino che suscitava in donne e uomini. I due ragazzi si guardarono per molti, lunghissimi secondi. Uno strano, familiare torpore cominciava a farsi largo intorno a loro. Ma Dave improvvisamente distolse lo sguardo e si staccò dall'amico, con un velo di imbarazzo sugli occhi.
D: ..s-scusa, Mart...
M: no David...scusa tu...ti ho portato io a...quella situazione...
Ancora silenzio.
M:...David...ieri effettivamente mi è successa una cosa...e devo dirtelo.
Martin poggiò la schiena ad una parete del corridoio, Dave si posizionò davanti a lui e si mise le mani in tasca.
D: avanti, sono qui che ti ascolto...
Martin fece un gran respiro per farsi coraggio il più possibile.
M: ieri al Violator, c'era un esibizione live. Una ragazza, una solista, suonava il piano e cantava le nostre canzoni. Io e Flietch siamo entrati nel locale mentre lei suonava Enjoy the Silence. Ed era...è stata una cosa troppo emozionante da descrivere...una cosa simile l'ho provata solo un'altra volta...cioè quando sentii te cantare Heroes di Bowie in quel locale, la prima volta che ti ho visto...lei mi ha fulminato in maniera molto simile a come...a come mi fulminasti tu quella volta.
David ascoltava assorto le parole di Martin. Cercava di essere impassibile, anche se non poteva negare a se stesso che quelle parole l'avevano colpito.
M: ...inutile dirti che la ragazza in questione è bravissima...che suona da Dio e ha una voce a dir poco stupenda. tanto che io e Fletch stavamo pensando di proporvela per quel duetto della canzone di Battiato. Ed inoltre...
Dave lo anticipò.
D: ed inoltre ti piace. non è vero?
Martin abbassò nuovamente lo sguardo. Si sentiva strano...aveva come un mattone sullo stomaco. Non riusciva a rispondere, ma era un silenzio inutile, visto che Dave aveva capito. il moro sorrise, cercando di confortare il tanto amato amico, non poteva vederlo così in crisi. E ruppe il silenzio.
D:...è meraviglioso Martin...non sei felice?
Martin alzo d'improvviso la testa, spalancando gli occhi.
M: ...d-davvero trovi che sia meraviglioso?
D: certo, Mart...hai conosciuto una ragazza, ti piace, ed è bella e talentuosa...mi sembra fantastico.
M: si...incredibilmente bella e talentuosa...ma...non ti dà fastidio? infondo l'ho appena conosciuta, e l'ho paragonata a te, al nostro primo incontro...
Lo sguardo del bel tenebroso dall'innato fascino cambiò direzione immediatamente. Con un sorriso di circostanza, attese qualche secondo prima di rispondere.
D: ti ho promesso di essere sincero, e lo farò. Devo ammettere che quando stavi parlando dell'incontro di ieri, paragonandolo al nostro incontro, ho sentito un dolore alla bocca dello stomaco.
Martin lo interruppe, con tono e sguardo preoccupati.
M: non frantendermi Dave, NULLA è uguale a quel giorno del 1980...ma l'incontro di ieri...mi ha spiazzato. quella ragazza col solo potere del suo guardo mi ha steso. questo però non cambia nulla...della mia vita...capisci?
Martin guardo sincero l'amico, aspettandosi un sorriso rassicurante. Ma Dave, avendo intuito dove il biondo voleva arrivare, tentò anche se in maniera non molto convinta di "alleggerire" il discorso.
D: Martin...grazie della conferma di quello che già sapevo...e cioè dell'originalità del nostro rapporto. Ma non è più necessario che cerchi di rendere conto a me se ti piace una ragazza...abbiamo deciso tempo fa e di comune accordo che io e tu non dovevamo più andare oltre un certo limite...ed è meglio così. Per tutti. Quindi non devi giustificarti...ok?
Martin non sapeva come reagire. Non sapeva se essere grato a Dave per avergli tolto un "peso", o se rimanerci male per come il moro cercava di sminuire l'importanza che Martin aveva dato al loro rapporto nel suo precedente discorso. I due in realtà in passato erano stati molto più che amici...Con loro stupore all'epoca, erano stati amanti. Il loro rapporto era stato speciale da subito. Martin rimase terribilmente affascinato da quel moro con la faccia da ragazzino ma con la voce talmente profonda da fargli vibrare l'anima come nessun'altro. E David, non senza inziale vergogna, era stato stregato dagli occhi cerulei di quel gracile ragazzino dalla voce magnetica, con un talento innato per la stesura di magnifici e poetici testi.
La prima volta che ammisero questa attrazione fu nel dopo-concerto di Pasadena al Rose Bowl. Si trovavano nel giardino del loro albergo, camminavano barcollando fianco a fianco con una bottiglia di birra in mano, ridendo per ogni cavolata. Alan e Fletcher erano nelle rispettive stanze, a "dormire" con due magnifiche fanciulle, nonostante la serata sfiancante. Anche Martin e Dave potevano avere una bellissima ragazza a tenergli compagnia...ma in quel periodo francamente si trovavano talmente bene tra loro che non sentivano il bisogno di fare continuamente sesso con delle groupies. Ridevano, si confidavano, discutevano "about the world we living, and life in general". Spesso si scambiavano tenerezze sempre più intime, e sempre più di frequente, ma non ci davano troppo peso...alla fine era un periodo nel quale in molti si scambiavano gesti affettuosi, anche tra uomini. E poi tra i Mode era la normalità...i baci sulle guance, le carezze, gli abbracci, le coccole in genere, erano molto frequenti. Ma quella sera successe di più. Martin era il più brillo, e dopo l'ennesimo passo abbozzato si sentì come mancare, e sarebbe caduto all'indietro se due braccia non gli avessero cinto la vita e l'avessero tirato su. I due continuavano a ridacchiare senza motivo, abbracciati, stretti. Dave ad un tratto smise di ridere. Guardò Martin come un bambino guarda la pubblicità di un nuovo favoloso giocattolo.
D: sai, la tua risata è meravigliosa...ridi di più...
Martin, anche se visibilmente annebbiato dall'alcol, si sentì lusingato...o forse imbarazzato. Sorrise.
M: grazie...beh se vuoi vedermi e sentirmi ridere, devi farmi ridere, no?
D: ah si? ora ti sistemo io!
Il moro prese a fare il solletico sui fianchi al chitarrista, che cerando di dimenarsi rideva terribilmente, supplicando Dave di interrompere quella "dolce tortura". Una falsa supplica, visto che avrebbe voluto subire il suo solletico anche per tutta la vita. Martin cercava di scappare, ma ogni volta che riusciva a liberarsi dalla morsa di Dave, il moro lo rincorreva, e lo riprendeva immediatamente. Tra una risata e l'altra si ritrovarono affianco ad un muro di cinta del giardino. Martin, esasperato, si girò di spalle, trovandosi di fronte proprio quel muro. David non perse l'occasione, e in un millesimo di secondo lo immobilizzò, tenendogli le mani dietro la schiena e premendo il suo corpo contro quello del biondo. Martin rideva ancora. Dave sorrideva, ma aveva assunto un'aria autoritariamente divertita.
D:...prova a ribellarti adesso, biondo...ora ti ho in pugno...
Dave sentiva delle forti sensazioni pervadergli il corpo. L'incavo del collo di Martin era così invitante...bianco, liscio, profumato di pesca. Avvicinò le labbra all'orecchio del biondo, e prese a dargli dei piccoli baci proprio sotto l'orecchio, via via scendendo verso l'incavo. Martin si sentiva molto imbarazzato, ma non aveva la forza di interromperlo...si stava abbandonando alle emozioni che quelle labbra carnose gli stavano provocando. chiuse gli occhi e tirò la testa indietro. Dave liberò le mani di Martin dalla stretta, gli prese i fianchi e lo girò di scatto, guardandolo finalmente negli occhi. Martin posò le sue mani sul petto di Dave. Erano entrambi ipnotizzati l'uno dall'altro, si guardavano con stupore. E, loro "malgrado", con eccitazione.
D: ...Ti ho mai detto che sei...bellissimo?
il front man per un attimo pensò di stare uscendo fuori di testa. "ma che..?! io non sono gay!!...". Passò qualche altro istante, nel quale guardava sempre più perduto gli occhi limpidi del suo amico. "però...aaah, al diavolo! al diavolo la morale, al diavolo tutto!". Infilò una mano sotto la maglia retata di Martin, e prese a massaggargli la schiena. Martin si sentiva cedere sempre più velocemente. Anche lui ripeteva a se stesso di non essere gay, e sapeva che era la verità, ma il cuore era ormai impazzito, e l'eccitazione era evidente. Istintivamente portò le mani sul viso del moro.
M: ...e io ti ho mai detto che ti voglio?
Chiuse gli occhi ed in un fiato lo baciò. un bacio breve, giusto per fargli capire le sue volontà, e per capire se poteva essere ricambiato.
Dave si sentì terribilmente strano. Quel bacio era così morbido, così caldo...non aveva mai baciato un uomo. Non aveva neanche mai considerato la possibilità di farlo. Ma con Martin era diverso... Ed in quel momento non poteva proprio resistere. Si avventò con impeto sulle labbra del biondo, rendendo questo secondo bacio profondo e passionale. Lo strinse più forte, mentre Martin faceva scivolare le braccia attorno al suo collo e gli accarezzava i capelli corvini. Quel bacio durò un eternità. Una dannatissima e meravigliosa eternità. una volta interrotto il bacio, ma sempre tanto vicini da poter sfiorare l'uno il naso dell'altro, si guardarono complici. Ma una voce da una terrazza dell'albergo squarciò il silenzio della notte, e l'atmosfera. Alan, in mutande, si mise a vociare rumorosamente verso i due, non vedendoli ma sapendo che erano nel giardino.
A: DAAAAVE???? MAAAART???? so che siete nel giardino da qualche parte, se non siete addormentati su una panchina fatevi vivi, Jonathan è disperato perchè non vi trova più!
Dave abbassò la testa, sconsolato. Martin non riusciva a realizzare cosa fosse successo, un pò per la sbronza, un pò per lo shock che quel bacio così impetuoso gli aveva appena provocato. Il moro risollevò la testa e guardò Martin ancora una volta.
D: ..ora è meglio che rientriamo o ci daranno per dispersi. ok?
Martin, che in quel momento non ricordava più neanche il nome di sua madre, rosso in viso sussurrò un timido "s-si...". I due sciolsero l'abbraccio, e senza sapere cosa dire e dove gurdare si avviarono verso il caseggiato. Jonathan li aspettava a cavallo della grande portafinestra con le braccia sui fianchi e l'aria furiosa.
J: DOVE DIAMINE ERAVATE FINITI???? mi avete fatto prendere un copo!
D: Hey amico, abbassa la voce, è notte fonda...
Rispose David, con aria arrogante e scocciata. Non sopportava che l'avesse interrotto...anzi, che li avesse interrotti. Martin guardava per terra, ciondolando come una bambina di 5 anni, in preda all'imbarazzo. Joe si indispettì.
J: Gahan, abbassa la cresta. Io non sono solo il vostro Manager, sono anche il vostro responsabile, e devo assicurarmi che non vi succeda nulla, perchè se VOI fate qualche cazzata IO mi rovino la vita e la carriera! Sono stato sufficientemente chiaro, Gahan?
David lo guardò con aria irritata ed incavolata, e senza rispondergli lo oltrepassò, scontrandosi con la spalla al manager in segno di provocazione. Jonathan prese un respiro molto profondo e contò fino a tre, lasciandolo andare. Martin non si muoveva, era come paralizzato. Joe se ne acorse.
J: ...ma..Martin? stai bene?
gli sfiorò la spalla e lo scosse leggermente, il biondo si spaventò.
M: ...EH??!?! oh, Joe...si, tutto bene...ora scusami ma vado in stanza...
E senza guardarlo per un solo momento in faccia si defilò più veloce della luce. Raggiunse l'ascensore che l'avrebbe portato al piano dove si trovava la sua stanza. le porte scorrevoli si aprirono, e Mart entrò, talmente su un altro pianeta da non accorgersi di una presenza che lo seguiva...le porte dell'ascensore si chiuserò, e quando Martin si voltò vide un Dave sorridente materializzarsi praticamente dal nulla. Si prese un altro tremendo spavento.
M: ODDIO!!! David, maledizione!! mi hai spaventato!
Esclamò il biondo, colpendo l'addome del moro, che rideva di gusto. Dave si fece serio ed avanzò lentamente, stringendosi a Martin, ma senza cingerlo. Martin lo guardava ed un pò intimorito tentava di chiedergli cosa stesse facendo, senza ricevere alcuna risposta da Dave, che continuava a fissarlo. Più Martin arretrava, più Dave avanzava. Ma essendo in un ascensore non c'era molto spazio, e Martin toccò la parete opposta con la schiena. Ora era in "trappola". Dave poso delicatamente le mani sul fianchi di Martin, i loro visi, le loro labbra stavano per ricongiungersi...stavano per rifarlo, un'altra volta. Stavano per baciarsi. Senza chiedersi perchè, senza porsi dei ma, senza pensare ai però. Volevano solo che quell'ascensore non arrivasse mai a destinazione. Martin, ormai in estasi, poggiò la testa riccioluta alla parete dell'ascensore, a Dave mancavano davvero pochi centimetri per arrivare alla sua bocca. Proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono, e i due ebberò un sussulto.
D: ...e che cazzo...oggi non ci lasciano proprio in pace...
Con gli occhi rapiti Dave guardava Martin, dimenticando che le porte dietro di lui si stavano chiudendo. Martin allora si divincolò per bloccarle.
M: David le porte!!!...fiu...le ho bloccate...altrimenti saremmo rimasti chiusi qui dentro per chissà quanto...
I due uscirono dall'ascensore.
D: beh...a me non sarebbe dispiaciuto...
Martin non disse nulla. Era così confuso, non capiva se quello che era successo fosse giusto o sbagliato. Riusciva a realizzare solo che era terribilmente in imbarazzo, e che quello che era successo pochi minuti prima era stato terribilmente bello. Quegli occhi verdi, quasi grigi, quelle labbra carnose al punto giusto, quelle mani così curate...lui le voleva, le aveva volute fino ad allora ma aveva sempre scacciato prepotentemente ogni possibilità dalla sua testa. Non voleva che accadesse, ma lo desiderava. E i desideri spesso prevalgono sulla ragione. Ma quella volta Martin decise che non doveva essere così. "Non possiamo giocarci le nostre vite, le nostre carriere, per delle sensazioni...anche se sono le sensazioni più magnifiche che abbia mai provato...ma devo troncarla qui. Devo fare questo sacrificio..." pensò. attraversarono il corridoio in silenzio. arrivati davanti alla porta della stanza di Martin, quest'ultimo assunse un'aria risoluta e seria.
D: bene! così ora sò dove alloggi...
Sorrise maliziosamente.
D: mi fai entrare?
M: no Dave, devi ascoltarmi...
D: ti ascolto...
M: s-senti...io credo che...quello che è successo stas...
Martin non riuscì a finire la frase perchè qualcosa di mozzafiato gli toglieva il respiro. Dave si era di nuovo avventato sulle sue labbra, e nonostante avrebbe voluto con tutto se stesso ricambiare quel bacio, il biondo lo staccò con la forza.
M: David vuoi farmi finire per l'amor del cielo?! e poi non avresti dovuto, potrebbe uscire chiunque da qualsiasi angolo e vedereci...
D: e allora? a me in questo momento importa solo di assaggiare la tua bocca...
Fece per avvicinarsi ancora, ma Martin lo bloccò ancora una volta.
M: no, no, no...Dave...senti...io...credo che quello che è successo stasera non dovrà ripetersi più.
Martin si sentì letteralmente morire. Voleva piangere, urlare, e in quell'istante avrebbe voluto affondare, e portarsi dietro tutti i suoi stupidi blocchi e i suoi ancor più stupidi problemi. Ma doveva dolorosamente affrontare la realtà delle cose. Dave guardò Martin con uno sguardo a metà strada tra lo stupore e la disperazione. E quando Martin se ne accorse stette ancora più male.
M: D-David non guardarmi così...siamo brilli, anzi siamo quasi ubriachi...veniamo da un concerto a dir poco sfiancante...e oltretutto...n-non credo che potrebbe funzionare...
Martin aveva le lacrime agli occhi, e guardava in basso per non farsi scoprire. la sua voce cominciava ad essere meno decisa. Dave voltò il capo da una parte e strinse forte i pugni, quasi da farli sanguinare. Sentiva lo stomaco contorcersi e fargli male come se mille spilli lo stessero trafigendo.
D: ...perchè?
M: perchè siamo due ragazzi, e siamo famosi, nel bel mezzo della carriera... una cosa del genere solleverebbe uno scandalo troppo grande...e distruggerebbe le nostre vite, e quelle di altri...non possiamo permettercelo, David...
Ora la voce di Martin era rotta dal pianto. David vide le sue lacrime, le lacrime di Martin schiantarsi sul pavimento, si sentiva al limite della sopportazione. im maniera sbrigtiva ed istintiva prese tra le mani il volto di Martin, e lo rivolse verso di se.
D: Mart sono ubriaco, non sono idiota. Tu non pensi quello che stai dicendo, tu stai malissimo per la decisione che stai prendendo! Non sopporto di vederti piangere...se lo volessi noi potremmo farcela, io ho scoperto solo stasera di avere un disperato bisogno di te...e so che anche per te è così...noi non siamo gay! Ma abbiamo bisogno l'uno dell'altro sin dal primo momento che ci siamo scambiati il primo sguardo...troveremo un modo Martin, per favore, io ti giuro che...
La mano smaltata di Martin gli tappò la bocca. Martin piangeva a dirotto, non riusciva più a trattenere il pianto.
M: ...Dave...per favore...non possiamo e basta...dobbiamo fermarci finchè siamo in tempo...e ora andiamo a letto, b-buonanotte...
Si voltò di scatto, aprì la porta e la richiuse immediatamente dietro di se. Quel rumore, quella porta sbattuta, scosse l'anima di entrambi. Dave rimase qualche secondo immobile, con lo sguardo spento e fisso su quella porta. Martin, dall'altra parte, piangeva a dirotto seduto per terra con la testa tra le ginocchia. Una grossa lacrima rigò la guancia sinistra di David. Una sola, ma molto, molto pesante. voleva sfondare la porta e tirare un grosso schiaffo a Martin, per poi prenderlo tra le sue braccia, e piangere insieme abbracciati sul letto, fino a che non fosse sopraggiunto il sonno e non si fossero addormentati così, stretti l'uno all'altro. Ma la rabbia cresceva prepotentemente in lui. Si voltò e si diresse a passo spedito verso la sua camera.
Nel frattempo Mart non trovava pace. Piangeva come un bambino da svariati minuti oramai, sentiva un forte dolore al petto e alla schiena. Un dolore molto forte, ma mai quanto quello che provava al cuore. Coprendosi il viso con le mani, tentava di non svegliare gli ospiti delle stanze vicine. Dopo altri interminabili minuti si calmò. Fissando qualunque cosa avesse davanti a lui, giaceva immobile sul pavimento.
M: ...cosa ho fatto...
Sentiva il pianto riaffiorare gradualmente ed inesorabilmente. Gli occhi chiari del chitarrista si riempivano ancora di lacrime. Voleva, doveva, convincere se stesso di aver fatto la cosa giusta per tutti, ma era così difficile.
M: ...come può la scelta migliore per tutti farci soffrire così tanto...
Si sollevò lentamente dal pavimento, per sdraiarsi sul letto, su di un fianco. Si rannicchiò quasi a volersi proteggere da qualcosa. Le lacrime continuavano a scendere, lacrime inarrestabili e pesanti come macigni.
M: ..la verità è che...la verità è che sono un vigliacco!...non ho il coraggio di rinunciare a qualcosa di bello e stabile per averne una forse instabile, ma meravigliosa...Dio solo sa quanto infondo al mio cuore ho desiderato quel bacio da Dave...che volesse quello che voglio...c-che volevo io...
Fece un attimo di pausa, nel quale respirò profondamente. Parlare da solo quando aveva un problema, come se avesse se stesso davanti, gli faceva sempre bene. Magari non gli risolveva i problemi, ma si sentiva sempre un pò meglio dopo.
M: ..ma d'altro canto non posso mettere a rischio la vita e la carriera degli altri...Alan, Fletch...Joe...lo scandalo sollevato da una nostra storia potrebbe spazzarci via tutti...potrebbe distruggere il nostro sogno...proprio ora che è all'apice...no non posso...non possiamo...ma fa così male...
Il pianto si impossessò per l'ennesima volta di lui. Strinse forte a lui un cuscino. Avrebbe tanto voluto che quel cuscino fosse Dave.
Nel frattempo Dave era arrivato alla sua stanza, e vi era entrato sbattendo violentemente la porta. Si scagliò verso il letto e comiciò a strattonare con veemenza le lenzuola e a scaraventare i cuscini dall'altra parte della stanza, ringhiando come un cane rabbioso. Ma dopo qualche istante i movimenti si fecerò più lenti e deboli, e il righio si trasformò in pianto. Pian piano si distese prono sul letto, che era ormai totalmente sfatto. Piangendo continuava a ripetere il suo nome, il nome della persona che in una sera gli aveva rubato il cuore e giel'aveva spezzato. Nessuno l'aveva mai fatto sentire così.
D: ...Martin...Mart...perchè...perchè tutto questo...Mart...Martin!! oh, Cristo!!...perchè dobbiamo soffrire così!!!...
Singhiozzò violentemente, era oramai in preda ad un pianto quasi spasmico. Strise le lenzuola coi pugni. Avrebbe voluto distruggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Ma era troppo distrutto per farlo.
D: ...come faccio a toglierti dalla mia testa...io ti voglio, Martin Lee Gore...Ma hai disintegrato i miei desideri...in un istante...
La sua voce si fece flebile...senza nemmeno rendersene conto si addormentò così.
Arrivò la mattina. Quel giorno sarebbe stato di riposo, dopo il mega concerto del giorno prima. Dave, nonostante gli avvenimenti del giorno precedente, si era svegliato presto. Aveva bisogno di prendere dell'aria fresca, e non c'era nulla di meglio che l'aria frizzante del mattino. Scese nel giardino dell'albergo. Passeggiando, rivide tutti i luoghi nel quale era stato la sera prima con Martin. Passò anche davanti al muro di cinta. A quel tratto vicino al quale si erano scambiati il primo bacio. Improvvisamente una mano si poggiò sulla sua spalla destra, e Dave si spaventò.
D: ...chi diam..!! oh, Alan...sei tu...
A: Hey! buongiorno! wow ma che faccia sbattuta...eppure non mi risulta che ci siano state delle ragazze nella tua stanza stanotte!
D: Infatti non c'è stato nessuno nella mia stanza stanotte...ho solo...dormito male...
A: ...Forse non ti conosco come Andy o come Martin, ma ti conosco abbastanza per capire quando c'è qualcosa di serio che ti affligge...
Dave abbassò lo sguardo, Alan aveva colto nel segno.
A: ..senti...forse io e te non abbiamo mai parlato abbastanza...ma ti garantisco che sono un ottimo confidente, i miei amici nell'adolescenza mi chiamavano lapide! e non perchè ero di marmo...
Disse Alan sorridendo amichevolmente all'amico, che ricambiava il sorriso divertito. La buona volontà di Alan era riuscita a fargli dimenticare per un attimo le sue sofferenze, e perciò decise di "premiare" l'amico acconsentendo alla sua richiesta. Si sedettero su una panchina in pietra.
D: ...Alan, ti è mai capitato di avere davanti agli occhi per tanto tempo la cosa che desideri più di qualsiasi altra, ma di rendertene conto solo quando ti decidi a provarla?
A: beh...si, capisco ciò che dici...ma l'importante è rendersene conto, no?
D: ...e ti è mai capitato di perderla subito dopo aver capito che non potrai più farne a meno?...
Dave abbassò la testa. la sua voce si fece estremamente triste ed insicura. Alan non aveva mai visto Dave ridotto così.
A:...ti è capitato questo Dave? ...credimi...mi dispiace...ma forse la situazione non è così nera come credi, forse una via d'uscita c'è! forse...la ragazza della quale ti sei innamorato puoi ancora averla, in qualche modo...si tratta di questo, vero? un problema di cuore...la conosco?
Dave attese prima di rispondergli. Per un attimo aveva avuto la tentazione di dirgli tutto, di confessargli che quella cosa che tanto desiderava ma che forse non poteva più avere era Martin, il loro compagno Martin. Ma alla fine decise di non farlo.
D:...n-no...no Al, non la conosci...
A:..mmh...e non c'è proprio niente che tu possa fare per farla tornare da te? perchè non potete stare insieme?
D: ..vedi...hai presente l'amore impossibile? ecco...questo ne è una dimostrazione palese...il problema è che siamo troppo..uguali...
A: lei ti ama?
D: ..i-io...credo di si...
A: bene. tu la ami?
D: si! non ho alcun dubbio...è un amore diverso...differente da tutto ciò che ho provato in precedenza...me ne sono reso conto troppo tardi forse...ma c'è, è presente...e il fatto che non possa continuare ad esistere mi fa così male, Al...sto davvero male...
A: scusami ma non capisco perchè non potete amarvi...tu la ami, lei ti ama, l'uno senza l'altra state male...qual'è il problema?
Dave guardò sconfortato l'amico per qualche secondo. Stava ancora più male senza poter parlare veramente di ciò che gli stava succedendo. Ma non doveva, non poteva "sbottonarsi" più di tanto.
A: Dave...mi rispondi? non hai più voglia di parlarne?
D: ...Alan noi non possiamo e basta. c'è in gioco la vita di molte persone...non solo la nostra...
Stava parlando come lui. Stava parlando ad Alan proprio come Martin aveva parlato a lui la sera prima.
A: ..ho capito...la vostra è una recente e passionale storia clandestina, il problema è che lei è impegnata...è sposata?
D: e-ecco...in un certo senso...
A: sai Dave, anche io ho amato una donna sposata...suo marito le dava tutto ciò che una donna può materialmente desiderare, soldi, sicurezza, una vita elegante e agiata...io ero solo un musicista da strapazzo...però io le davo quello che il marito non le dava più, o forse non le aveva dato mai...l'amore, la passione...tra noi c'era un'intesa pazzsca, un'attrazione fatale...ma anche del sentimento...vero...io l'amavo. e sono sicuro che lei ha amato me.
David guardava stupito l'amico. Non si era mai aperto così. Alan guardava davanti a se con malinconia.
D: ...e lei? dov'è ora?
A: beh lei...un giorno è sparita...credo trascinata dall'altra parte del mondo dal marito...mi ha lasciato una lettera dove mi diceva che alla fine aveva scelto il marito e la sua vita agiata perchè era la scelta giusta per tutti, ma io non credo che fosse veramente quella la sua volontà...io l'ho cercata per un pò, ma poi ho gettato la spugna...gettando via anche me stesso e tutto quello che provavo per lei. Ho creduto che fosse la cosa migliore alla fine...me ne ero convinto. Ma mi pento spesso di non essere stato più tenace... So quanto fa male amare profondamente, e ritrovarsi d'un tratto a scegliere tra quello che sembra giusto fare e quello che desideri fare.
Per la prima volta David si sentiva "nudo" davanti al suo amico Alan. La sua storia aveva tante, troppe cose in comune con quello che stava accadendo a lui...a lui e a Martin.
D: ..secondo te cosa dovrei fare Al?
A: beh...io ti cosiglierei di seguire i tuoi sentimenti e i tuoi istinti...d'altra parte ogni situazione è diversa, non so esattamente cosa abbiate entrambi da perdere se portaste avanti la vostra relazione...però David...se puoi fallo. che duri un giorno, che duri una settimana o che duri tutta la vita...non rinunciare, non senza combattere. non è bello avere rimpianti per tutta la vita.
David osservava abbattuto il suo amico Alan. Non immaginava che avesse sofferto tanto, o almeno non lo dava a vedere. non era uno che faceva pesare i suoi problemi agli altri.
D: ..grazie Alan...mi ha fatto bene questa chiacchierata. e...mi fa piacere che ti sia aperto e confidato con me.
A: figurati David. siamo amici, no?
Gli disse sorridendo l'affascinante e talentuoso ragazzo castano.
D: certo. certo che siamo amici, puoi scommetterci.
A: bene, ora battimi un cinque e andiamo dagli altri!
Dave sorridendo esaudì la richiesta dell'amico, ma decise di mandarlo avanti.
D: vai pure Al...io vi raggiungo tra un attimo...voglio fare ancora una passeggiata nel giardino.
A: ok Dave. io scappo, ho una fame! e una lauta colazione mi aspetta! non tardare troppo, ok?
D: va bene...a dopo.
Alan, mani in tasca e passo spedito, si avviò verso l'hotel. David lo guardava allontanarsi, sempre più in agonia tra i suoi dolorosi pensieri.
D: cosa devo fare...oh, Mart...se solo tu...
Una voce inconfondibile si sovrappose alla sua. Era Martin.
M: se solo io cosa, David?
Dave si girò di scatto, a bocca aperta dallo stupore. si alzò velocemente in piedi. Martin era a pochi metri da lui, che sorrideva.
D: ma...sto sognando?...sei un'allucinazione...un ologramma...una visione...
Il moro non credeva ai suoi occhi. Martin avanzò lentamente verso di lui. Gli occhi sereni e brillanti, il volto disteso.
M: no, sono io in carne ed ossa...
D: ...perchè sei qui? per rircordarmi che dobbiamo rinunciare a quello che abbiamo scoperto di possedere? beh sappi che io...
Martin gli posò delicatamente la mano sulle labbra, bloccando ciò che stava dicendo. Una volta che Dave fu zitto e sempre più confuso, Martin lo prese per il colletto della camicia che indossava e lo trasse a se, baciandolo. Poi si staccò, e guardò il moro con dolcezza.
M: ascoltami bene Gahan...stanotte è stata la notte peggiore della mia vita...ho pianto, riflettuto, pensato...sono ancora convinto che una nostra relazione possa mettere a rischio le vite di molte persone...ma...
Gli occhi chiarissimi del biondo stavano per lacrimare. Stava piangendo.
M: ...io mi sono accorto che non posso vivere senza poterti toccare...senza poterti baciare...
Martin portò una mano sul viso di Dave e lo accarezzò lentamente con la punta delle dita, tracciandone i contorni. La tempia, la mascella, il mento, per poi arrivare alle labbra. Fissando quelle labbra carnose passò due dita prima sul labbro inferiore, poi su quello superiore. Dave prese la mano di Martin, e con sensualità gli diede tre piccoli baci sulle dita. Con l'altra mano gli cinse un fianco. Il tempo sembrava essersi fermato, nulla poteva distoglierli uno dallo sguardo dell'altro.
D: io credo di amarti, Martin Lee Gore.
M: come come come?! CREDI di amarmi? ho sentito bene, Gahan?
Il biondo portò le braccia attorno al collo del moro e sorrise divertito. Dave sapeva bene cosa voleva sentirsi dire.
D: e va bene...io ti amo, Martin Lee Gore! e guai a te se mi chiami ancora per cognome! non lo sopporto, mi sa di rimprovero!
M: oh, ma questo era un rimprovero! non dobbiamo più avere paura di quello che proviamo...non dobbiamo più rinnegarlo a noi stessi...
David strinse forte il suo Martin e lo baciò, ancora e ancora. Sentiva di non poter più fare a meno di quelle labbra, di quel viso, di quegli occhi...di quell'animo così poetico. Improvvisamente Martin scorse da lontano una figura alta sulla veranda dell'albergo. Capì che era Fletch, e capì che cercava proprio loro. Si separò bruscamente da Dave.
D: hey?! ma che...ho fatto qualcosa che non và?
M: no...perdonami, ho visto Fletch sulla veranda, sicuramente cerca noi...s-se ci vede...
Dave sospirò, e si portò le mani sulla fronte per farle scivolare sulla nuca.
D: ...tranquillo Mart...dai andiamo in albergo a fare colazione...sennò chiamano la polizia e avviano le nostre ricerche in tutto il paese!
Martin rise. Insieme passeggiarono attraversando il giardino fino ad arrivare alle scale che conducevano alla veranda dell'hotel.
D: ...Mart?
M: si?
D: ...cos'è che ti ha fatto cambiare idea...s-sul...sul nostro rapporto? insomma, ieri sera eri deciso a voler troncare tutto sul nascere...
Martin guardò per terra con aria sconsolata ed imbarazzata, ripensando ai momenti orribili passati la sera prima. Poi cercò di dar risposta alla domanda di Dave.
M: ...e-ecco...te l'ho detto, ieri notte è stata la nottata più brutta che abbia mai passato...sin dal primo momento dalla fine della nostra discussione, subito dopo aver sbattuto la porta della mia camera, ho avuto dei ripensamenti...ho pensato tutta la notte...chiudevo gli occhi e sentivo le tue mani che mi toccavano, il calore delle tue labbra...poi li riaprivo e tu non eri lì. Ed ogni volta che mi accorgevo che tu non eri lì, mi sembrava di poter morire...allora ho capito che dovevo parlarti, che dovevamo rivalutare insieme la situazione. che dovevano trovare una soluzione...ho pregato con tutto me stesso che tu non stessi soffrendo per colpa mia, ho pregato soprattutto che tu potessi...che potessi perdonarmi...
Il biondo si bloccò. Con aria abbattuta, come un bimbo che cerca comprensione, rivolse lo sguardo a Dave. Il cantante gli carezzò il viso e guardandolo con tenerezza, e senza pronunciare alcuna parola, rispose al chitarrista, che lo guardò con enorme riconoscenza.
M: ...grazie David...grazie...
D: noi ce la faremo...noi ci ameremo, senza rovinare la vita di nessuno...
M: promettimi che staremo attenti...
D: te lo prometto.
Dave diede un dolce bacio sulla fronte a Martin, e insieme si avviarono a passo svelto verso l'albergo.

Edited by *Darkest* - 21/8/2010, 20:28
 
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DarkAdri53
view post Posted on 21/8/2010, 21:03




Ma che teneri!
 
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*Darkest*
view post Posted on 22/8/2010, 13:55




CITAZIONE (DarkAdri53 @ 21/8/2010, 22:03)
Ma che teneri!

^__^

ora ho esaurito le scorte! XD devo mettermi a lavoro per scrivere il seguito, ho millemiliardi di idee... :wacko: :D
 
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Lillian79
view post Posted on 23/8/2010, 20:57




ma che bella!!!
 
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16 replies since 20/8/2010, 21:15   746 views
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